Grazie a tutti gli ospiti e a quanti hanno seguito il livestreaming! Il video integrale e’ disponibile sulla nostra pagina Facebook. E dateci una mano a organizzare eventi simili, grazie!.
In quello che speriamo sia soltanto il primo di una serie di eventi online sui vari aspetti della cultura psichedelica e annesse dinamiche, oggi partiamo con questo incontro virtuale per ricordare, a un anno dalla morte, Claudio Naranjo: filosofo, terapeuta, educatore e molto altro. L’evento è diviso in due parti: una sintesi sul suo percorso, il suo lavoro in Italia, l’approccio multidisciplinare alla “liberazione attraverso l’autoconoscenza” e una discussione aperta, a partire dall’originalità del suo pensiero e della pratica, sul potenziale umano verso un futuro conviviale e ontologico per far fronte alla crisi planetaria, ancor più nell’era post-Covid.
Da segnalare intanto che domenica 12 è previsto un omaggio internazionale online, a cura della Fundación Claudio Naranjo e SAT Mundo. Invece a partire dalle ore 20 (in Cile) di sabato 11 luglio sarà disponibile online, gratuitamente e per 24 ore, il documentario curato dalla Cineteca Nazionale Cilena sulla vita, il lavoro e la visione di Claudio.
Da parte nostra, abbiamo pensato innanzitutto a panoramica di ricordi, aneddoti personali inclusi, proposti da alcuni suoi amici e collaboratori, così da delinearne una sorta di ritratto anche per chi conosce poco Claudio Naranjo, o non ha mai letto i suoi libri, molti tradotti in italiano e caldamente consigliati. Come sottolinea uno di loro, qui l’accento va posto, ancor più e prima che su una persona, su un esperimento culturale: «Claudio è un caso raro, un soggetto con una estesa cultura di élite occidentale che va all’esperienza psichedelica, e ritorna… cercando un’integrazione. Nelle sue sedute non si usavano musiche sciamaniche o orientali. Metteva Brahms… e lo suonava al piano e lo cantava. Amava il romanticismo, che dalle arie popolari distilla nuove formalizzazioni delle emozioni….verso verità progressive. Claudio era un “moderno”».
Un percorso di integrazione continua e necessaria, perché «la civilizzazione ha bisogno dello spirito dionisiaco, del ritorno della sacralità del piacere, della fede nelle pulsione spontanee», come rimarca lo stesso Naranjo in questa intervista apparsa su Alias, l’inserto settimanale del Manifesto, nell’agosto 2019, durante uno dei suoi frequenti soggiorni in Italia. Ma anche, e forse soprattutto, un percorso trasformativo che qui e ora, nell’era post-Covid, ci vede alla prese con «un occidente refrattario alla psichedelia, poiché privato della psiche e colpito dalla sostituzione dei commons con le commodities, che sfugge all’esperienza attraverso l’individualismo convenzionale», come sintetizza un altro dei nostri ospiti nella discussione odierna. Che vuole essere aperta e collaborativa per provare a delineare i sentieri possibili di un potenziale umano che sappia far tesoro della criticità evidenziata dalla pandemia e rifiuti il semplice ritorno alla “normalità” precedente, abbracciando un futuro conviviale e ontologico per far fronte alla crisi planetaria.