Identificare la ricetta tradizionale originale dell’ayahuasca nella combinazione dei decotti di Banisteriopsis caapi e Psychotria viridis è un errore. Alcune tribù utilizzano infatti piante diverse: i Matsigenka evitano la viridis considerandola “cattiva” ed usano un altra specie di Psychotria ancora non identificata [1], i Waorani dell’Ecuador si servivano della sola Banisteriopsis muricata (che dovrebbe contenere MAO-I nella liana e triptamine nelle foglie) senza admixture fino al contatto recente con i coloni Quechua [2], sono anche stati trovati decotti contenenti soltanto betacarboline [3].
In base ad una ricerca recente le ricetta odierna si è evoluta nel corso di innumerevoli esperimenti che miravano alla ricerca di una sinergia tra le diverse componenti farmacologiche in particolar modo betacarboline e triptamine. Gli ingredienti di queste combinazioni variavano in base alla disponibilità locale delle piante, i metodi di somministrazione in base alla preferenza culturale specifica: sono stati registrate circa un centinaio di specie appartanenti a 4 famiglie botaniche diverse.
Diversi preparati come il vinho de jurema, yaraque, vino de cebil e le varie chicha allucinogene contano su dati etnografici antecedenti all’ayahuasca che viene menzionata soltanto in documenti relativamente recenti posteriori alla conquista Spagnola [4].
LA PURGA
Le betacarboline di cui sono particolarmente ricchi i decotti di ayahuasca tradizionali hanno proprietà antiparassitarie oltre che emetiche e sono particolarmente utili in Amazzonia dove i parassiti intestinali sono piuttosto comuni.
Durante l’esperienza è molto comune il vomito, spesso accompagnato da diarrea a cui vengono generalmente attribuite funzionalità importanti per la “purificazione” del paziente, i soggetti riportano che dopo questi momenti di nausea e disagio fisico seguano le visioni più potenti e significative.
Un intervento apparso su Social Science & Medicine raccoglie la testimonianza di 227 tra terapeuti e partecipanti alla cerimonie con ayahuasca, quasi tutti lodano le proprietà del vomito definendolo fondamentale per la cura del paziente. Gli autori, un antropologo ed un sociologo, speculano che il vomito indotto dall’ayahuasca possa alterare il microbioma intestinale o modulare in qualche modo le strutture che lo collegano al cervello in modo da avere un outcome positivo sulla salute mentale del paziente [5].
A proposito del microbioma non c’è nulla di positivo sul vomito, piuttosto, com’è ben noto, è l’assunzione e la digestione dei cibi ad influenzarne profondamente il profilo. A tal riguardo è in corso una ricerca volta ad investigare gli effetti del consumo di ayahuasca (sicuramente in un modello cronico anche se non esplicitamente dichiarato) sul microbioma intestinale dei veterani affetti da disturbo da stress post-traumatico [6].
Un altro meccanismo che viene tirato in ballo è la stimolazione vagale che viene effettivamente indotta dall’ayahuasca (in particolar modo dai MAO-I che provocano l’aumento centrale dei livelli di serotonina) e gode di buone evidenze positive anche in campo psichiatrico. Ma non è il vomito a provocare quest’attivazione, è soltanto un riflesso collaterale che segue e non ha nulla a che vedere con i potenziali benefici [7].
C’è da considerare a mio avviso che la nausea agisce su tutti come un elemento di disturbo e anche di malessere; eliminandola, il vomito dà sollievo all’utente che riesce finalmente a vivere l’esperienza senza distrazioni negative. È normale collegare questo sollievo fisico ad una sensazione di purificazione anche mentale, a maggior ragione sotto l’effetto di un catalizzatore potente come l’ayahuasca. Qualsiasi elemento negativo influenza profondamente l’esperienza (si veda l’importanza di set e setting): la nausea può essere considerata una sorta di set ma anche setting per alcuni aspetti.
Bisogna poi distinguere l’emesi serotoninergica da quella indotta dalla mole indigesta di tannini ed altri composti inerti presenti nel decotto che tradizionalmente viene cotto a lungo a fuoco vivo e filtrato grossolanamente. In questo caso a scatenare la nausea è l’irritazione diretta della mucusa gastrica che ne provoca lo svuotamento per difesa.
Ho notato che la gravità della nausea e la presenza o l’intensità del vomito dipendono molto dall’alimentazione consolidata del soggetto (non dalla sua psiche), anche se prima della sessione è stato attento al cibo o ha digiunato, e soprattutto dalla purezza e dalla qualità chimica del decotto.
Una ricerca del 2022 ha analizzato diversi campioni di ayahuasca rilevando che il principale componente fosse il fruttosio. La cosa torna considerando quanto queste piante e soprattutto il Banisteriopsis siano ricche di zuccheri. Un campione aveva una concentrazione di fruttosio di 33g/50ml che spiegherebbe benissimo la nausea risultante dal consumo, oltre a costituire un potenziale rischio per un diabetico [8]. Triptamine ed armala saranno anche emetiche ma è il resto che spinge al vomito nella stragrande maggioranza dei casi.
RESTRIZIONI DIETETICHE E DIGIUNO
Le complesse restrizioni dietetiche sciamaniche dei popoli nativi sono integrate intimamente nelle realtà quotidiane cosmologiche e politiche delle loro relazioni con l’ambiente circostante. Le diete sono molto varie anche in seno ad una stessa tribù: hanno scopi terapeutici per alcune malattie, fungono da allenamento per la disciplina dei giovani adepti e favoriscono uno stato di debolezza che amplifica l’effetto delle sostanze psicoattive.
La reinterpretazione fatta dagli occidentali in ambiente neosciamanico è invece un chiaro esempio di riduzionismo culturale: si tende a proibire carne rossa, zuccheri, cibi piccanti, caffè, alcol, droghe illegali (tra cui anche cannabis) e attività sessuali.
Alcuni centri di somministrazione hanno un lista di oltre 100 alimenti e sostanze vietate, si tende a mortificare il corpo ed evitare qualsivoglia attività edonistica seguendo il modello della “purezza” tipico della religione cristiana. L’effrazione di queste regole viene associata ad un pericoloso danno “emozionale ed energetico” [9], affermazioni terroristiche che non hanno alcun fondamento concreto e sono propedeutiche insieme al cambio di abitudini forzato (ed immotivato) ad una brutta esperienza.
Anche il digiuno estremo che sono soliti praticare alcuni influenza negativamente la risposta gastrica al decotto, specie se molto acido e concentrato. È infatti noto che dopo lunghi periodi di inattività lo stomaco diventa più sensibile anche se l’assorbimento dei principi attivi viene effettivamente velocizzato.
L’unico aspetto concreto della proibizione di alcuni cibi in realtà potrebbe essere legato al rischio di buildup della tiramina dovuto ai MAO-inibitori.
Tuttavia le betacarboline dell’ayhuasca, armina ed armalina, sono inibitori reversibili (RIMA) e vengono rimossi dal MAO-A nel fegato in presenza della tiramina piuttosto che inibirne la degradazione, in più il MAO-B rimane libero di agire nello stomaco. I cibi molto ricchi possono comunque indurre qualche collaterale fastidioso negli individui più sensibili.
AFFINITÀ RECETTORIALI DEL DMT
È un errore tipico del riduzionismo farmacologico limitare gli effetti psichedelici del DMT all’agonismo sul recettore 5HT2A della serotonina perchè, diversamente da altri, non si desensibilizza all’azione farmacologica della molecola combaciando con la mancanza dello sviluppo di una tolleranza [10].
Per esempio l’affinità del DMT per il 5HT1A, che filtra fino all’80% della serotonina cerebrale per regolare il fenomeno percettivo, è anche più altra di quella per l’altro recettore e ne influenza l’azione drasticamente. Anche il legame con i recettori TAAR o D2 della dopamina è comune a tutte le sostanze psichedeliche e sembra avere un ruolo di primaria importanza [11]. D’altronde esistono agonisti del 5-HT2A privi di pontenziale psichedelico.
-Recettori serotoninergici (5ht7, 5ht1d, 5ht2b, 5ht2c, 5ht1e, 5ht6, 5ht5a, 5ht2a, 5ht1a, 5ht1b)
E’ più selettivo verso i 5ht1 e 5ht2 che non per gli altri.
Attiva l’idrolisi dei fosfoinositidi causando un aumento concentrazione-dipendente nella produzione di inositol fosfati in maniera simile alla stessa setonina (hanno simile struttura chimica) [12].
-Recettori dopaminergici (D1,D4, D5, D2, D3)
L’azione sul recettore D2 della dopamina è implicata negli effetti centrali del DMT [13].
Alla dose di 20 mg/ml (IV) ha stimolato la sintesi della dopamina nel corpo striato dei ratti senza incrementarne i livelli per via del parallelo aumento del turnover centrale extraneuronale di questo neurotrasmettitore [14].
In un’altra ricerca lo stesso dosaggio indotto una diminuzione della concentrazione di dopamina nel presencefalo del 42% che indicherebbe un aumento nel rilascio di questo neurostrasmettitore [15].
Questo fenomeno potrebbe essere dovuto all’azione del DMT sul MAO-A, dove si comporta come un potente inibitore a breve durata, associata alla liberazione delle riserve di dopamina dai depositi presinaptici.
L’incremento nell’attività dopaminergica potrebbe anche spiegare gli effetti avversi della sostanza sui casi di psicosi e schizofrenia.
-TAAR-1
Agisce come agonista ad alta affinità per questo recettore causando l’attivazione dell’adenil ciclasie e il conseguente accumulo di cAMP nelle cellule HEK293 [16].
Non si sa come questo fenomeno influenzi gli effetti allucinogeni del DMT, ma alcuni autori ipotizzano che possa potenziare effetti visivi della sostanza rispetto ad altri agonisti serotoninergici come il 5-MeO-DMT che hanno maggiore affinità per il 5-HT2a ma scarsa per il TAAR-1.
-Recettori adrenergici (Alpha2B, Alpha2C, Alpha1B, Alpha2A, Alpha1A, Beta1, Beta2)
Si lega a questi recettori con conseguente modulazione simpaticoadrenergica caratterizzata da midriasi, ipertermia, lieve tachicardia ed ipertensione [11].
-Recettore I1 dell’imidazolina
È responsabile della depressione del CNS che si manifesta con effetti opposti a quelli indotti dalla stimolazione adrenergica (ipotermia, bradicardia, ipotensione): meccanismo che potrebbe spiegare gli sbalzi termici e cardiovascolari indotti dalla sostanza [11].
-Trasportatori monoaminici (SERT, VMAT2)
Agisce come un substrato per SERT e VMAT2 inibendone l’attività [17].
-Recettori Sigma (-1, -2)
E’ un antagonista di questi recettori su cui agisce anche come modulatore endogeno.
Dati sperimentali dimostrano che il legame causa l’inibizione dei canali del sodio voltaggio dipendenti nelle cellule dei miociti inducendo ipermobilità nelle cavie [18].
-Recettori dei cannabinoidi (CB1, CB2)
Il DMT attiva questi recettori anche se è molto meno selettivo di THC e cannabinoidi, non si sa molto della sua azione specifica [11].
L’attività MAO-inibitoria del THC potrebbe contribuire a spiegare il classico flashback che induce la cannabis anche a giorni di distanza dall’esperienza allucinogena vera e propria.
Dai report aneddotici si evince che il consumo di cannabis pre-DMT attutisca l’esperienza riducendone l’intensità, mentre il consumo post-peak la incrementi.
-Recettori oppiodi (KOR, DOR MOR)
Non è ben chiaro il suo ruolo su questi recettori, ma da dati sperimentali si evince che dosi leggere di oppiodi agiscano come antagonisti selettivi del DMT riducendone gli effetti generali [19].
Negli umani la triptamina ha indotto un aumento dose dipendente nei livelli di β-endorfina e corticotropina, importanti neurotrasmettitori oppioidi endogeni [20].
-Recettori muscarinici dell’acetilcolina (M1, M2, M3, M4, M5)
Ha una bassa affinità per questi recettori: non altera i livelli di acetilcolina nella corteccia ma riduce significativamente la concentrazione di questo neurotrasmettitore nel corpo striato. Ciò suggerisce che gli interneuroni colinergici di quest’area dispongano di recettori per le triptamine allucinogene sotto controllo del sistema serotoninergico eccitatorio [15].
-Recettori dell’istamina (H2, H1)
Ha un affinità molto bassa per questi recettori, agisce come antagonista contribuendo a modulare lo stato di eccitabilità neuronale [11].
TOSSICITA’ E FARMACOCINETICA
Il DMT vaporizzato ha un onset rapido sui 2-5m e dura meno di 30m in assenza di un MAO-inibitore. E’ attivo anche per via intranasale, intramuscolare, intravenosa ed anale.
L’ayahuasca per via orale ha un onset sui 30m e il picco a 90m, l’effetto può durare anche 10 ore [21].
La somministrazione giornaliera di ayahuasca liofilizzata a freddo tramite sonda gastrica a dosaggi fino al doppio di quello rituale tradizionale per 28 giorni non ha mostrato nessun effetto ematologico, clinico o macroscopico evidente nei ratti [22].
Il consumo tradizionale tra le comunità amazzoniche non è stato associato a nessuna problematica psichiatrica, anzi sembra favorire una buona salute. Da osservazione fatte per un anno su 127 consumatori cronici non è emerso niente che possa suggerire che l’ayahuasca provochi deterioramento cognitivo, psicologico o mentale [23].
Tuttavia in seno alle varie associazioni internazionali sono stati segnalati diversi casi di collaterali psichiatrici, per esempio tra 1994 e il 2007 29 membri dell’União do Vegetal avevano manifestato sintomi psicotici associati al consumo di ayahuasca [24].
In uno studio recente 24 soggetti sani privi di esperienze con gli psichedelici hanno ricevuto delle dosi crescenti di DMT fumarato dimostrando un alta sicurezza e tolleranza lungo tutto l’esperimento. Non è stata notata nessuna correlazione tra la concentrazione del picco plasmatico della triptamina e il BMI, il peso o l’età dei partecipanti. La clearance viene influenzata da MAO-A, CYP2D6 e CYP2C19 [25].
In realtà c’è anche qualche evidenza sulla sua potenziale tossicità, ma si parla di dosi e condizioni sperimentali molto superiori a quelle della comune assunzione. Quantità eccessive assunte giornalmente potrebbero essere pericolose [26] [27] [28], il consumo durante la gravidanza potrebbe danneggiare lo sviluppo del feto [29] [30]. Altri rischi sono posti dalla composizione variabile, spesso comprendente piante aggiuntive anche velenose come Nicotiana o Brugmansia.
In alcuni decotti sono stati rilevati livelli di fruttosio di 33g/50ml potenzialmente rischiosi per un diabetico [31], in più la conservazione, ed alle volte anche l’export, che si fa con l’estratto acquoso privo di conservante pone il rischio di contaminazioni batteriche.
Inoltre sono stati rilevati alti livelli di manganese (6 volte la dose giornaliera raccomandata) che può essere tossico in eccesso. Alcuni campioni avevano anche metalli pesanti al loro interno [32].
L’aumento transitorio nella pressione e nella frequenza cardiaca è trascurabile per i più, può essere pericoloso nei casi gravi (tanto quanto fare sesso o esercizio a bassa intensità). Il vomito, sebbene visto come una cosa positiva, può essere un problema nel caso di incoscienza per il rischio di aspirazione dei contenuti gastrici.
La combinazione con antidepressivi, stimolanti, decongestionanti, antistaminici, dissociativi e qualsiasi sostanza che influenzi i livelli di serotonina può essere anche letale per il rischio di crisi serotoninergica ed ipertensione.
Dei campioni recenti di ayahuasca provenienti da contesti terapeutici, religiosi e neosciamanici hanno mostrato un contenuto pari a 0.532–1.86 mg/g di DMT; 1.34–5.61 di armina; 1.03–2.33 THH; armalina0.118–0.452; armolo 0.044–0.290 [8]. La dose media sia aggira sui 166 ml e contiene 17-280 mg di armina, 0-96 mg di THH, 0-26 mg di armalina, 25-36 di DMT [33].
Le betacarboline non sono soltanto attivitori ma agiscono in maniera sinergica col DMT, usare Banisteriopsis caapi o Peganum harmala, ad esempio, cambia drasticamente l’effetto complessivo della bevanda.
FARMACOLOGIA DEL DMT
Allucinogeno
Il DMT altera le percezioni in maniera simile ma non identica ai classici allucinogeni serotoninergici come DOM o LSD [34], da esperimenti elettrofisiologici si è visto che attiva la regione corticale producendo delle onde simili a quelle evocate dalla stimolazione visiva, le visioni che induce sono particolarmente complesse [35].
In alcuni test ha soppresso l’attività dei neuroni retinali bloccando la segnalazione esogena, i caratteristici pattern geometrici riportati dagli utenti sembrano infatti riflettere la struttura anatomica stessa della corteccia visiva [36].
Sebbene l’attivazione del recettore 5-HT2A della serotonina sia necessaria per l’evocazione della compenente psichedelica come per la maggior parte degli agonisti serotoninergici, la molecola mostra un affinità superiore per il 5HT1A (Ki = 0.1 µM contro 0.4 µM) [37]. L’inibizione di questo recettore potenzia drasticamente gli effetti della molecola, l’interazione tra 5-HT1A e 5-HT2A media l’equilibrio tra informazione endogena ed esogena nella costruzione dell’esperienza cosciente e potrebbe avere un importante ruolo nel caso di quella psichedelica.
Anche TAAR, recettore D2 della dopamina e sigma-1 sembrano modulare in qualche modo l’esperienza allucinogena [38]. A conferma di ciò la somministrazione a soggetti altamente resistenti agli effetti dell’LSD, ha mostrato solo un lieve grado di tolleranza incrociata a carico della risposta mentale suggerendo che il sito o il meccanismo alterato dal sintetico non sia il bersaglio primario del DMT [39].
Immunomodulante, antinfiammatorio, antiapoptotico, nootropico
Uno studio in-vitro sembra suggerire che il DMT abbia un importante funzione immunitaria espletata attraverso il recettore sigma-1: ha inibito potentemente l’espressione di citochine e chemochine proinfiammatorie (IL-1β, TNFα, IL-6, IL8) stimolando invece quella dell’IL-10 antinfiammatoria nelle cellule umane dendritiche primarie derivate dai moniciti (moDCs). Inoltre ha interferito con l’attivazione e la polarizzazione dei linfociti T helper verso le cellule effettrici Th1 e Th17 dovuta all’infezione con Escherichia coli e Influenzavirus.
Sembra agire come un regolatore dell’infiammazione e dell’omeostasi immunitaria, c’è da dire però che i dosaggi impiegati sono di gran lunga superiori a quelli comunemente assunti dagli umani [40].
In una ricerca molto recente ha ridotto il volume ischemico dei ratti abbassando l’espressione di fattore 1 che attiva l’apoptosi (Apaf-1), TNF-α, IL1-β, IL-6 ed incrementando i livelli di fattore neurotrofico cerebrale (BNDF). Alla base sembra sempre esserci l’attivazione del recettore sigma-1 [41].
Il DMT è uno psicoplastogeno ed induce effetti positivi su neuritogenesi, spinogenesi e sinaptogenesi: incrementa la secrezione del glutammato tramite l’attivazione del recettore TrkB e 5-HT2A stimolando la protein-chinasi mTOR che è uno degli elementi chiave per i processi di crescita cellulare, autofagia e produzione delle proteine necessarie per la formazione sinaptica [42].
Esperimenti in vivo hanno dimostrato che la triptamina possa promuovere la ramificazione dendritica e/o il numero delle sinapsi dei neuroni corticali, oltre ad incrementare la frequenza delle correnti postsinaptiche eccitatorie spontanee a lungo termine dopo essere stata metabolizzata ed esplulsa. Questo meccanismo potrebbe spiegare il suo potenziale nel produrre cambiamenti a lungo termine su personalità, umore, ansia e tossicodipendenze [43].
Antidepressivo, ansiolitico
Come già detto, il DMT è uno psicoplastogeno e può provocare un rapido riarrangiamento strutturale e funzionale dei circuiti neurali agendo direttamente sui meccanismo implicati nello sviluppo della depressione [44].
Ha promosso l’apprendimento dell’estinzione della paura e i tempi di immobilità nel nuoto forzato dei roditori, una singola dose alta sembra avere effetti duraturi nel tempo [45].
Si è visto inoltre che le scimmie isolate in ambienti poveri di stimoli si autosomministrassero la triptamina regolarmente forse per il suo potenziale effetto antidepressivo [46].
L’iniezione di DMT ha alleviato i sintomi dei pazienti affetti da disturbo depressivo maggiore resistente ai normali trattamenti [47].
Una ricerca recente sembra suggerire che le microdosi possano produrre effetti positivi sui sintomi d’ansia e depressione, manifestando un potenziale simile a quello degli alti dosaggi senza collaterali ansiogenici.
Eppure come si legge nella pubblicazione non sono state notate differenze significative nei test sul climbing behavior o nel test di immobilità delle cavie maschio. Nelle femmine si è vista una riduzione delle densità della spine dendritiche opposta all’incremento osservato negli studi con i dosaggi allucinogeni. Non sono stati rilevati aumenti nell’espressione genica nella corteccia prefrontrale o del fattore neurotrofico cerebrale (BDNF). Infine non sono stati notati benefici a carico di socialità e funzione cognitiva diversamente da quanto pubblicizzato dagli appassionati di microdosi [48].
Anoressizante, anabolico
La somministrazione ripetuta di basse dosi di DMT ha ridotto il consumo di cibo dei ratti incrementando paradossalmente il peso corporeo [48].
Antivirale
In un esperimento in-vitro il DMT ha inito l’infezione da virus Zika allo stadio intracellulare del ciclo virale [49].
FARMACOLOGIA COMBINAZIONE AYAHUASCA
Sedativo, allucinogeno
L’assunzione orale di un decotto di ayahuasca ha ridotto l’attività motoria dei ratti, a dosaggi 15-30 volte superiori a quelli tradizionalmente impiegati ha potenziato la trasmissione serotoninergica [50].
Modula l’attività oscillatoria corticale riducendo le bande α, ϑ e δ, l’intensità delle allucinazioni visive è inversamente correlata alla densità delle oscillazioni α nella corteccia occipitale e parietale [51].
Dimagrante, anoressizante, anabolico
Dosaggi di ayahuasca pari a 4 volte la quantità tradizionalmente impiegata a scopo rituale assunti per 70 giorni col metodo della sonda gastrica hanno ridotto il consumo di cibo ed il peso dei ratti incrementando contemporaneamente i livelli sierici di testosterone [52].
Antiadditivo
L’Istituto di Etnopsicologia amazzonica applicata in Brasile ha combinato antropologia medica, scienze cognitive della religione, psiconeuroimmunologia, sociologia qualitativa e psicologia culturale nel trattamento delle tossicodipendenze con l’ayahuasca. Il consumo rituale viene considerato un modo di produrre nuove esperienze la cui memoria possa generare nuove narrative biografiche, queste possono essere integrate e seguite da cambiamenti importanti a livello psicologico, sociale e culturale.
Sono stati pubblicati 4 casi di remissione, nel caso di una donna affetta da HIV è stato registrato anche un effetto positivo sul carico virale [53].
Secondo un’ulteriore indagine, un campione di 41 adolescenti appartenenti ai culti religiosi brasiliani è stato confrontato con 43 soggetti che non aveva mai provato l’esperienza osservando un consumo ridotto di alcolici che però potrebbe essere dovuto anche agli altri elementi religiosi [54], anche nei topi ha inibito alcuni comportamenti associati allo sviluppo della dipendenza da alcolici [55].
Uno studio canadese sui tossicodipendenti delle comunità indigene ha indicato un significativo miglioramento nei punteggi psicologici associati all’abuso di sostanze. I soggetti hanno riportato di aver ridotto il consumo di alcol, tabacco e coca ma nessun cambiamento per quanto riguarda cannabis ed oppiacei [56].
In una ricerca condotta con analisi follow-up di un anno i consumatori cronici di ayahuasca delle chiese Brasiliane hanno mostrato miglioramenti nei test ASI Alcohol Use e Psychiatric Status, l’abuso di sostanze illegali era complessivamente inferiore se non si tiene conto della cannabis [57].
Nel centro Takiwasi in Perù la tradizione indigena curandera ed il consumo di ayahuasca ritualizzato sono stati integrati con la psicoterapia. I pazienti vengono sottoposti ad un trattamento che dura in media circa 9 mesi usando degli approcci psicoterapeutici fondati sul modello Jungiano transpersonale che punta a rivelare e superare le cause della dipendenza, oltre che a creare una connessione con qualcosa di superiore dando uno scopo all’esistenza. Le cerimonie di ayahuasca vengono tenute nella moloca, una grande casa comune, che per l’occasione viene “purificata energeticamente” con le erbe locali. I guaritori intonano i canti tradizionali e si fa abbondante uso di mapacho. Qualche evidenza sembra supportare l’efficacia del trattamento Takiwasi ma mancano esami di follow-up e un confronto con un gruppo controllo, limitandone così le possibili conclusioni oggettive [58].
Sono stati proposti diversi meccanismi con cui l’ayahuasca potrebbe esprimere i suoi effetti antiadditivi: in primis pare ridurre i livelli di dopamina e la trasmissione mesolimbica, di conseguenza anche il senso di ricopensa associato ad un comportamento additivo. La riduzione dopaminica nel sistema della ricompensa potrebbe interferire con la plasticità sinaptica coinvolta nello sviluppo e nel mantenimento della tossicodipendenza [15].
Anche gli effetti introspettivi e curativi sui traumi del passato possono indirettamente guidare verso l’astinenza, le esperienze transcendenti sono state collegate alla remissione come il famoso caso di Bill Wilson, fondatore dell’associazione Alcolisti Anonimi (AA).
Ansiolitico, antidepressivo, antipsicotico, antinfiammatorio
L’analisi dei tratti di personalità, dei sintomi psichiatrici e della qualità di 23 soggetti che hanno provato per la prima volta l’ayahuasca in contesto religioso sembra suggerire l’alleviamento dei sintomi psichiatrici e una spinta verso la confidenza personale e l’ottimismo nel gruppo del Santo Daime, la riduzione del dolore fisico e del senso di dipendenza nell’União do Vegetal. Tuttavia lo studio presenta parecchie limitazioni partendo dal campione estremamente esiguo, non viene considerato neanche l’effettivo dosaggio assunto dai partecipanti [59]
Un trial clinico ha mostrato un rapido effetto antidepressivo ed ansiolitico a dosaggi psicoattivi ma suballucinogenici nei casi di depressione resistente [60], simili risultati sono stati ottenuti in un esperimento più recente [61].
Da questionari compilati dai membri del Santo Daime ad 1 ora dall’assunzione dell’ayahuasca emerge un ridotto punteggio relativo agli stati di panico e disperazione, gli stessi autori però mettono in guardia da un interpretazione acritica sottolineando il ruolo potenziale della fede che gli adepti del culto hanno verso questi rituali [62].
La somministrazione negli individui affetti da disturbo d’ansia sociale ha incrementato l’autopercezione della performance linguistica [63].
Il DMT contenuto nell’ayahuasca agisce in maniera simile alla serotonina alleviando i sintomi di panico e depressione attraverso l’attivazione dei recettori 5-HT2 [64] e 5HT1A [65], un altro meccanismo antidepressivo potrebbe essere l’inibizione del recettore NMDA attraverso l’attivazione del recettore sigma-1 [66] o la modulazione dell’infiammazione sistemica [67].
Inoltre è stato ipotizzato che l’interazione con il recettore TAAR a basse dosi evochi un effetto ansiolitico, mentre alle alte avrebbe un effetto deleterio sui sintomi psicotici [68].
Anche la componente MAO-inibitoria è dotata di note proprietà calmanti ed antidepressive, soprattutto il THH che inibisce la ricaptazione della serotonina.
L’armina può incrementare il fattore neurotrofico cerebrale promuovendo la neurogenesi [69], attenuare lo stress ossidativo nell’ippocampo [70], ridurre il glutammato sinaptico incrementando l’espressione di GLT-1/EAAT2 e di conseguenza il trasporto dello stesso [71]. Inoltre ha un alta affinità per per il sito di legame 2 dei recettori dell’imidazolina (I2) [72], la cui sottoregolazione è stata osservata nella corteccia corticale e nell’ippocampo dei pazienti depressi.
Cannabinoide
E’ stata notato notato un aumento significativo nei livelli di anandamide, un cannabinoide endogeno, a 2 ore dall’assunzione dell’ayahuasca nei pazienti affetti da disturbo d’ansia sociale [73].
Analgesico
Un dottore affetto da dolore cronico da 10 anni a cui erano state diagnosticate fatica cronica e fibromialgia ha riportato un notevole effetto analgesico della durata di 15 giorni dopo aver fumato della changa, una combinazione a base di DMT e MAO-inibitori. In più dopo la seconda sessione ha eliminato i collaterali indotti dal precedente trattamento con la fluoxetina, ovvero ideazione autolitica e pensieri ossessivi [74].
Alte dosi intraperitoneali di estratto liofilizzato di ayahuasca (120mg/kg, circa 10 volte il normale dosaggio assunto dall’uomo) hanno mostrato un effetto analgesico nel modello animale da acido acetico e formalina. Inoltre ha incrementato l’effetto del propofol sulla coordinazione motoria delle cavie e l’analgesia da morfina nel test della piastra calda. A dosaggi più bassi (120mg/kg) ha ridotto la durata del sonno indotto dal propofol [75].
FONTI
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3)Shulgin, Alexander, Ann Shulgin. TIHKAL: the continuation. Transform press, 1997.
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