MDMA: effetti, rischi e potenzialità terapeutiche

Articolo a cura di Fab S.*

Dopo la cannabis, l’ecstasy è tra le sostanze più usate per scopi ricreazionali, soprattutto nei rave ed altri eventi di massa giovanili [1]. Nella comune versione “da strada”, queste coloratissime pastiglie contengono metilen-diossi-metamfetamina, o MDMA , oltre ad eventuali sostanze additive la cui natura sfugge a qualsiasi controllo. Ne risulta un senso di vitalità, di euforia, e di amore cosmico in grado di amplificare a dismisura l’esperienza di un rave.

EcstasyEffetti questi dovuti in parte alla sua interferenza con la trasmissione serotonergica, tale da provocare un massivo rilascio di serotonina (il cosiddetto neurotrasmettitore del benessere) ed una sua maggiore permanenza nello spazio sinaptico [2,3,4]. Tuttavia, a ciò segue un effetto di rebound dovuto all’esaurimento della riserva di serotonina. Da un lato, al sabato sera, l’MDMA provoca un’esperienza di estremo benessere dovuto all’aumento dei livelli di serotonina; dall’altro, la deplezione di serotonina dal tessuto cerebrale è responsabile di un effetto diametralmente opposto che caratterizza i giorni successivi: si tratta della cosiddetta “depressione infrasettimanale” [2,3,4].

Negli ultimi anni sono anche cresciuti interesse e ricerche il potenziale utilizzo in psicoterapia, proprio in virtù del fatto che l’MDMA sembra favorire “l’apertura verso gli altri” [5,6,7]. Tale possibilità, inizialmente (ri)proposta dal biochimico e farmacologo californiano Alexander Shulgin (1925-2014), è al centro del percorso clinico-procedurale avviato nel 2019 dalla non-profit MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) per ottenerne la formale approvazione delle autorità sanitarie Usa come coadiuvante della psicoterapia, oggi giunto alla sua terza e ultima fase. Iniziativa questa tra le prime a rilanciare su grande scala l’interesse scientifico verso i potenziali usi terapeutici degli psichedelici. Nello specifico, è stato riscontrato come l’MDMA sia un ottimo candidato per la terapia del disturbo da stress post-traumatico (PTSD nell’acronimo inglese), ed in generale come coadiuvante alla terapia di quelle patologie psichiatriche che scaturiscono da esperienze traumatiche.

Per la sua capacità di favorire un approccio positivo verso il mondo, l’MDMA sembra un eccellente candidato per la terapia del PTSD, in quanto consentirebbe ridurre la paura associata al confronto con il ricordo traumatico, facilitando così il percorso di psicoterapia [5,6,7]. Inoltre, essendo in grado di favorire l’estroversione ed i comportamenti prosociali (probabilmente mediati da un aumento dei livelli di ossitocina, l’ormone dell’accudimento [8]), l’MDMA migliorerebbe anche il rapporto con il terapeuta, laddove il PTSD è spesso caratterizzato da una difficoltà nelle interazioni sociali [5,6,7]. Alla luce di ciò, è stato addirittura proposto che l’MDMA possa migliorare le capacità empatiche delle persone affette da autismo, le quali hanno notoriamente difficoltà nel provare empatia [6]. [Continua qui]

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Ricontestualizzare le potenzialità della terapia psichedelica

PsichedeliaLe ricadute legate al rampante interesse del mainstream per la medicina psichedelica continuano a tenere banco nella comunità internazionale. Mentre sostanze e pratiche vengono presentate al grande pubblico, spesso in maniera affrettata e superficiale, come la panacea per vari disturbi neuro-psichiatrici e come la necessaria svolta verso la corsa all’oro medico-psichedelico, non manca chi segnala piuttosto l’urgenza di un approccio più prudente, critico e articolato. È stavolta il caso di un’ampia analisi proposta su Salon.com da due esperti impegnati soprattutto nel campo delle terapie con l’ibogaina.

Con l’esplicito titolo di Perché i ricercatori studiano gli psichedelici in modo completamente sbagliato, Jonathan Dickinson e Dimitri Mugianis  affrontano in dettaglio le lacune medico-scientifiche alla base di certe facili promesse di cura e ne mettono a nudo i vari aspetti controversi, concludendo che «l’industria della salute mentale non ha idea di cosa stia facendo con gli studi su queste sostanze».

Sotto accusa è innanzitutto il modello scelto per introdurre gli enteogeni nello scenario medico, trainato in primis dalla non-profit statunitense Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS) e mirato in particolare al trattamento del disturbo post traumatico da stress (meglio noto con l’acronimo inglese di PTSD). Aggiunta nel 1980 nel  Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM), la “Bibbia” della diagnostica psichiatrica da qualche tempo denunciato (e abbandonato) come “scientificamente insignificante” da buona parte degli stessi operatori.

Oggi il PTSD è divenuta una diagnosi sempre più comune (soprattutto in Usa), che oggi abbraccia reduci di guerra, vittime di assalti sessuali o di altri traumi, chi è affetto da stress acuto o risente degli effetti psicologici dell’emergenza Covid, e viene rapidamente riconosciuta come disabilità permanente dall’assistenza pensionistica. Senza ovviamente volerne negare gli effetti deleteri, è una condizione tanto medica quanto sociale che trova ampio spazio sui media generalisti. Portando a un quadro complessivo «perfetto per una campagna PR basata sugli psichedelici come prossima cura medica miracolosa» per far fronte al dilagare del PTSD.

Più in generale, il punto è che nell’ultimo mezzo secolo si è capito che, soprattutto in campo psichiatrico, raramente i sintomi sono indicativi dei veri distrubi in atto e dei trattamenti migliori, tesi su cui storicamente poggia(va) l’intero DSM. La scienza psichedelica, pur vantandosi di essere all’avanguardia, rimane invece ancorata a questi modelli antiquati e garantisce interventi super-mirati e perfino “miracolosi”.

È quanto sostengono, fra gli altri, il Dr. Bruce Levine, psicologo clinico, e Ross Ellenhorn, autore di How We Change (2020):  ciò vuol dire colpevolizzare questi soggetti affinché trovino a tutti i costi una “cura” e innesca una pericolosa ipermedicalizzazione della salute mentale.

Va detto che  i professionisti che gestiscono le odierne sperimentazioni cliniche, compresi i protocolli di Maps ufficialmente abbracciati dalle autorità Usa, sono generalmente persone competenti e compassionevoli. È però il contesto specifico alla base di tali sperimentazioni a rivelarsi fallace: la ricerca in quanto tale è finalizzata a inscatolare queste sostanze e i loro effetti all’interno dell’attuale sistema sanitario, tagliando fuori l’esperienza o il percorso individuale.  Invece, chiarisce l’articolo:

Se gli psichedelici offrono qualche promessa, è perché non operano in maniera lineare né danno risultati nottetempo. L’esperienza psichedelica è alquanto espansiva. Può spingere i soggetti verso la crescita e l’auto-indagine personale che si estendono nello spazio e nel tempo, magari facendo emergere problematiche e introspezioni nuove che divengono un punto di riferimento anche per anni a venire.

Non manca il riferimento (in negativo) al cosidetto “effetto Pollan”: le aspettative poco realistiche diffusesi nel pubblico (e in molti addetti ai lavori, nuove aziende incluse) dell’esistenza di una “pillola magica psichedelica”, sulla scia del best-seller pluritradotto del giornalista californiano, How to Change Your Mind (2018). Effetto che sembra destinato ad ampliarsi, vista l’uscita a luglio 2021 del seguito, This is Your Mind on Plants, ampia indagine sugli effetti sulla nostra psiche di sostanze quali oppio, caffeina e mescalina.

Piuttosto, concludono gli autori del pezzo su Salon.com, le recenti depenalizzazioni (in alcune città Usa) di piante e sostanze enteogene appaiono propedeutiche alla diffusione di informazioni corrette e di pratiche di auto-cura, oltre a ridurre i rischi legali per quei praticanti che continuano a operare nell’underground. Questi ultimi potrebbero anzi decidere man mano di   “uscire allo scoperto”, proponendosi pubblicamente come mentori e terapeutici al di fuori dell’establishment medico ufficiale ma capaci di offrire applicazioni più sfumate e articolate della medicina psichedelica.

Va tuttavia evitato, aggiungiamo noi, di contrapporre così nettamente questi ambiti: l'”effetto Pollan” può fare danni anche negli stessi ambienti underground. Una ricerca del 2017 basata su un sondaggio online (Bad Trip Survey) con più di 2000 soggetti partecipanti, ha rivelato che le esperienze traumatiche sono sorte soprattutto in simili situazioni non controllate e/o auto-gestite.

In un caso e nell’altro, occorre evitare scorciatoie e facili illusioni,  insistendo a favore di prudenza e informazione, con grande attenzione a dose, set, setting, a livello personale, oltre al rispetto di importanti linee-guida etiche per le entità che operano variamente nel settore. E nella divulgazione per il grande pubblico, meglio puntare a un approccio più maturo – chiarendo al meglio potenzialità e sperimentazioni in corso, ma lasciando perdere entusiami immaginari o false promesse terapeutiche.

L’incontro con l’ombra e il trauma

Rilanciamo qui la discussione in livestreaming programmata su Facebook per domenica 28 febbraio, dalle ore 17:00 alle ore 22:00 italiane.

Si parlerà delle terapie psichedeliche viste da una prospettiva psicoanalitica jungiana, oltre a interventi di approfondimento sulla mitopoiesi di Massimo Izzo (esperto che ha fatto parte della Missione Archeologica dell’Univesità di Pisa a Luxor, in Egitto) e di altri ricercatori italiani impegnati nel campo.

La riscoperta di un antico mito egiziano ci ricorda la necessità dell’uomo di sondare i propri abissi inconsci, rivelando il concetto junghiano di trauma come esperienza di incontro con l’ombra, incontro da cui è possibile emergere rinnovati, guariti e realizzati: paradigma su cui Ann Shulgin [moglie e collaboratice del noto ricercatore californiano Alexander ‘Sasha’ Shulgin (1925-2014)] ha sviluppato il suo approccio terapeutico con l’MDMA.

Cliccare qui per seguire l’evento dal vivo.

20/21 febbraio: #ThankYouPlantMedicine

#ThankYouPlantMedicine/2 Manca meno di una settimana all’evento #ThankYouPlantMedicine (TYPM) di sabato 20 febbraio, iniziativa globale finalizzata a condividere apertamente storie personali di come le piante-medicina e gli psichedelici ci hanno aiutato a guarire e a cambiare vita.

Obiettivo generale è quello di creare un’ondata virale di consapevolezza e gratitudine, spingendo per porre fine allo stigma socio-culturale (oltre che alle norme proibizioniste) ancora evidente un po’ ovunque.

L’evento globale è organizzato dall’omonima rete di attivisti statunitensi, la cui pagina Facebook propone l’ultimo video-messaggio di Dave, cofondatore di TYPM, che chiarisce e rilancia ulteriormente  l’iniziativa – di cui la rete Psycore è il partner italiano.

Domenica 21 febbraio sono previsti oltre 100 circoli di condivisione per tutta la giornata, aperti a tutti, disponibili in più lingue, con incontri ed eventi online, spazi di condivisioni e altro. Qui c’è il modulo su Google per segnalare eventi locali. In collaborazione con la Società Psichedelica Italiana, il 21 febbraio dalle ore 18:30 verrà facilitato un cerchio di Iside per chi volesse raccontare la propria storia o condividere riflessioni sulle esperienze personali con queste piante e funghi medicinali.

Osservatorio Media 1: a proposito di ayahuasca e informazione

Dopo il lancio della rubrica di etnobotanica, inauguriamo un nuovo spazio periodico dedicato al  fact-checking su quanto viene pubblicato sui media italiani riguardo alle sostanze cosiddette “psichedeliche” e dintorni. Come ulteriore passo nel percorso collettivo “verso la maturità psichedelica“, proveremo a offrire una lettura critica costruttiva, puntando su un approccio obiettivo ed epistemico, multivocale e riflessivo. Con il caldo invito a commentare  liberamente in calce al post stesso (evitando, come sempre, le polemiche e attendendosi a dati oggettivi e fonti verificabili).

La scelta di questa prima uscita della rubrica è stata quasi casuale, visto che recentemente sul web italiano ha preso a circolare, in modo apparentemente inspiegabile, questo articolo risalente al febbraio 2020, oltre a un recente servizio de Le Iene (su Italia 1) che ha riproposto il medesimo episodio di Fiuggi. A scanso di equivoci, quindi, la nostra analisi non ha nulla di personale nei confronti del giornalista, né del giornale con cui collabora(va). Buona lettura!


Viste le ormai frequenti incursioni dei media mainstream sulla psichedelia, ci è parso utile sintetizzare qui di seguito il quadro complessivo di questo ambito specifico, a partire dal fact-checking di un intervento risalente a circa un anno fa che esemplifica l’approccio della “grande informazione” in Italia.

Ayahuasca (da Wikipedia) Apparso sul sito web de Il Giornale, a firma di Paolo Manzo, corrispondente dal Brasile, l’articolo prende le mosse da un fatto di cronaca: “Allarme ayahuasca, la droga letale «indigena» sbarca in Italia. Durante un controllo antidroga i Carabinieri hanno infatti sequestrato venerdì scorso in un appartamento di Fiuggi capsule contenenti all’interno polvere di ayahuasca. Denunciati a piede libero per «produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti», un 25enne di Aprilia, un 35enne svedese, un 40enne trevigiano e un 24enne di Roma”.

Tuttavia del caso specifico nulla viene detto, anche se parrebbe rilevante: abbiamo contattato uno dei denunciati, che ci ha spiegato com’è andata. I carabinieri, in parte in divisa in parte in borghese, si sono presentati con un mandato di perquisizione presso un casale dove il gruppo Ayahuasca Italia svolgeva ritiri e sessioni private. Il mandato di perquisizione era stato però emesso per tutt’altro motivo: le forze dell’ordine erano alla ricerca della pianta dell’iboga. Questo verosimilmente perché il gruppo italiano fa parte di una rete più estesa, che in altri Paesi propone nei suoi ritiri anche la pianta di origine africana.

I carabinieri hanno quindi proceduto al sequestro di numerose sostanze (tra cui rapé, incensi, resine, mambe) e hanno denunciato le persone coinvolte, che rimangono in attesa del risultato delle indagini chimiche. Tra queste, c’è anche un ridotto quantitativo di ayahuasca, in forma di decotto, quindi non «capsule contenenti all’interno polvere di ayahuasca», come si legge nell’articolo.  Si noti che il gruppo in oggetto è già stato, in più occasioni, criticato e la sua attività risulta per molti versi censurabile.

Certamente non ne vanno nascosti gli utilizzi ambigui e i “curanderos” senza scrupoli, bensì denunciati e puntualizzati correttamente, anche e soprattutto per chi ne sa poco. In tal senso va ricordata la dichiarazione di oltre cento accademici, attivi sul campo, in appoggio al popolo Cofan, in una diatriba emersa nell’estate 2015 che coinvolgeva Alberto José Varela, a capo dell’organizzazione Ayahuasca International e del suo ovvio modello iper-commerciale.

Procediamo ora a una disamina di quanto affermato nell’articolo italiano di cui sopra. (>> Continua qui…>>)

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Ernst Jünger, psiconauta lisergico

[ Articolo di Gianluca Toro* ] . Tra le opere del ’900 che hanno trattato il tema delle droghe, Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza (1970) dello scrittore e filosofo tedesco Ernst Jünger (1895-1998) (pubblicato in italiano nel 2006) Avvicinamenti (Junger)emerge sicuramente come una tra le piú significative sia per la varietà delle sostanze considerate che per le riflessioni proposte, espresse nella prosa lucida ed evocativa che da sempre caratterizza lo scrittore tedesco. Il testo di Jünger costituisce una fenomenologia degli stati modificati di coscienza indotti da alcool, etere, cloroformio, hashish, oppio, cocaina, funghi psilocibinici, mescalina e LSD, un contributo sulla scia di Thomas De Quincey (Confessioni di un mangiatore d’oppio [1822]), Claude Baudelaire (I paradisi artificiali [1860]) e Aldous Huxley (Le porte della percezione [1954]).

L’opera definisce anche il concetto di “psiconauta” contrapposto a “ricercatore delle droghe” proposto dallo studioso svizzero-islamico Rudolf Gelpke (1928–1972) ne L’ebbrezza in Oriente e Occidente (1966). “Psiconauta” significa “navigatore della psiche” ovvero viaggiatore del mondo mentale interiore attraverso l’assunzione di sostanze psicoattive. Nel testo di Jünger il termine sarebbe attribuito ad Arthur Heffter, il quale testò su di sé la mescalina pura negli anni 1896-1898.

Tra gi “avvicinamenti” di Jünger ci sembra significativo isolare nelle sue linee essenziali quello con l’LSD, in quanto la sostanza ha avuto un certo ruolo nel plasmare in parte la cultura del ’900, sia a livello di influenze in campi quali per esempio la letteratura, l’arte e la scienza, che per le personalità coinvolte. Jünger conobbe l’LSD direttamente tramite il suo scopritore, il chimico svizzero Albert Hofmann. I due intrattennero un fitto carteggio dal 1947 al 1998 (raccolto nell’omonimo libro del 2017), anno della morte di Jünger, che testimonia la nascita e il consolidamento di una sincera amicizia basata sul reciproco rispetto, carteggio in cui è possibile apprezzare l’origine e lo sviluppo quasi quotidiano delle loro riflessioni sia sull’LSD che su altre sostanze psicoattive.

Hofmann sintetizzò l’LSD nel 1938 come possibile analettico, ma le sue proprietà psicoattive furono evidenziate solo nel 1943 per via fortuita. Nel 1944 fu pubblicata la sintesi della sostanza mentre nel 1947 furono ufficialmente rese note le prime descrizioni degli effetti. Dall’inizio degli anni ’50 la casa farmaceutica presso cui Hofmann lavorava, la Sandoz, iniziò a distribuire l’LSD come una preparazione sperimentale sotto il nome di Delysid, e per tutti gli anni ’50 e i primi anni ’60 fu usato in psichiatria clinica e nella ricerca neurologica. Ma l’uso dell’LSD non rimase confinato ai laboratori di ricerca, e dai tardi anni ’60 si diffuse come droga ricreazionale, diventando illegale in diversi paesi. La domanda di LSD crebbe a tal punto che nel 1965 la Sandoz cessò volontariamente la distribuzione del Delysid, in quanto le richieste avrebbero potuto portarle una pubblicità negativa.

Lsd, Junger, HofmannLa prima esperienza di Jünger con l’LSD avvenne nel 1951 a Bottmingen, nei pressi di Basilea. All’incontro parteciparono Hofmann e il medico H. Konzett, seguendo l’intento di esplorare gli effetti della sostanza sulla sensibilità artistica. Jünger assunse una dose di 50 μg (microgrammi). Tra gli effetti riportati, oltre all’intensificazione dei colori e all’amplificazione e trasfigurazione della musica, lo scrittore descrisse la sua esperienza percettiva del fumo emanato da un bastoncino di incenso.

Il fumo trema, si avvolge e ondula in un gioco di figure lievi, “materia e movimento, abito e corpo non mostravano qui alcuna separazione”, “essere ed evento coincidevano in modo quasi assoluto, e cosí pure la visione e il fenomeno”, “quello che al principio si è separato si ricongiunge in una grande simmetria: l’alto e il basso, la valle e l’onda, […], il padre e la madre, la forza e lo spirito”. Il colore azzurro del fumo si trasforma in uno piú etereo che pian piano inonda il vuoto crescente dello spazio, “ ‘spazioso’ – è una condizione che intensifica lo spazio. […] il vuoto aumenta”, “non viene soppresso solo ciò che non ha importanza, ma anche quasi tutto ciò che ci appariva importante”.

In definitiva Jünger ebbe l’impressione che l’LSD non portasse “oltre le anticamere, per quanto finemente decorate”, il che fu probabilmente dovuto alla dose troppo bassa, definendo la sostanza “un gatto domestico, a confronto con la tigre reale, la mescalina; tutt’al piú un leopardo”. Jünger elaborerà questa esperienza in Visita a Godenholm (1952) in chiave di iniziazione alla scrittura ispirata.

In una seconda esperienza nel 1970, sempre con Hofmann, Jünger assunse 150 μg di LSD. Oltre nuovamente all’intensificazione dei colori, egli entrò in “altri spazi, dove tutto si acquieta”, in un “completo benessere”, come se “una ricca sorgente sgorgasse all’interno della visione”. Durante una passeggiata “la neve ardeva come la scoria appena uscita da un altoforno”.

Jünger interpreta le sue esperienze alla luce del bisogno di trascendenza dell’uomo moderno. Il tema è il superamento del tempo e la sua condensazione in un attimo di pienezza come quello che l’ebbrezza assicura. La condizione raggiunta è simile a quella del sogno, in cui compaiono oggetti liberati dalle loro proprietà ordinarie e che ne conquistano di nuove rendendoli piú “vigorosi”. Se la sua forza aumentasse ancora, si abbandonerebbe il mondo dei sogni e si entrerebbe in nuove realtà.

L’ “essere stato lí una volta” può provocare un mutamento che rimane ignoto alla persona. L’acuirsi della sensibilità, che potrebbe anche essere permanente, e l’affinamento del giudizio permettono di avvicinarsi al “reticolo fondamentale”, ovvero a una sorta di struttura invisibile che definisce la realtà proiettandosi in essa. Si tratta di una forma diversa di conoscenza che ha i suoi pericoli. Come scrisse Arthur Rimbaud, “I veri viaggi sono immobili”.


*Gianluca Toro è un chimico in campo ambientale. Si interessa di composti psicoattivi naturali nell’ambito dell’etnobotanica e dell’etnomicologia, nonché di composti psicoattivi sintetici, con particolare riguardo per l’aspetto chimico e farmacologico. Ha pubblicato articoli per riviste italiane, francesi, spagnole, tedesche e americane.

Continuum fantastico ed esplorazioni psichedeliche

Erik DavisLungo il percorso “verso la maturità psichedelica”, venerdì 5 febbraio l’associazione studentesca Mens Ex Machina e il network di Psy*Co*Re, in particolare Simone Capozzi, propongono  un livestreaming con un ospite d’eccezione, lo scrittore, saggista  e critico culturale californiano Erik Davis. Il tema dell’incontro ruota intorno all’intreccio continuo tra fantastico, letteratura e psichedelia: «Il fantastico è uno psichedelico che apre ad esperienze straordinarie a partire dal un piccolo elemento fuori luogo, da qualcosa che non va», (come in Time out of Joint di Philip K. Dick).

Erik Davis è uno dei maggiori alfieri della stranologia, ovvero i «weird studies», e noto soprattutto per due importanti studi: High Weirdness: Drugs, Esoterica, and Visionary Experience in the Seventies (2019) e TechGnosis: Myth, Magic, and Mysticism in the Age of Information (1998). Quest’ultimo saggio, uscito  nel 2001 in italiano presso Ipermedium Libri, che nel 2014 ha pubblicato anche il suo Codici nomadi. Vol. 1: Avventure nell’esoteria moderna, esplora in particolare le affinità e i legami fra l’immaginario tradizionale legato al soprannaturale e l’immaginario contemporaneo – temi sviluppati anche in un’intervista del 2008 su Quaderni d’Altri tempi. Per ulteriori esplorazioni a tutto campo, da non perdere il suo ricco sito web e  lo spazio-newsletter di recente lancio su Substack  (a pagamento), Burning Shore: Consciousness Culture from a California Perspective.

#ThankYouPlantMedicine 2021

TYPM21Riprendendo il successo dell’edizione 2020, anche quest’anno sabato 20 febbraio 2021, tutti coloro che hanno beneficiato di piante medicinali psicoattive o sostanze psichedeliche condivideranno pubblicamente le loro storie sui social media utilizzando l’hashtag #ThankYouPlantMedicine, al fine di creare un’ondata virale di consapevolezza e gratitudine, spingendo per porre fine allo stigma socio-culturale (oltre che alle norme proibizioniste) ancora evidente un po’ ovunque.

L’evento globale è organizzato dall’omonima rete di attivisti (partendo dall’ambito Usa/anglosassone) e Psycore ne è il partner italiano.

La giornata di domenica 21 febbraio 2021 è dedicata alla condivisione in tutti i circoli in giro per il mondo, per consentire alle persone di incontrarsi, conoscersi, sperimentare la connessione e condividere le loro storie in uno spirito di gratitudine (anche se stavolta, per le restrizioni del Covid, molti circoli lo faranno tramite livestreaming).

In collaborazione con la Società Psichedelica Italiana, il 21 febbraio dalle ore 18:30 verrà facilitato un cerchio il  per chi volesse raccontare la propria storia o condividere delle riflessioni circa le piante e i funghi medicinali. Maggiori dettagli nei prossimi giorni, in questo spazio e sulla nostra pagina Facebook. Stay tuned!

Il 2021 di Psy*Co*Re: Verso la maturità psichedelica

Presentazione attività annuali 2021 della rete Psy*Co*Re: “Verso la maturità psichedelica”

Il livestreaming si è svolto Venerdì 29 gennaio 2021, ma la video-registrazione integrale resta disponibile sulla nostra pagina Facebook.

Livestreaming_29_1Il 2020 di Psy*Co*Re è stato caratterizzato soprattutto, a marzo, dal lancio del sito web psycorenet.org, e poi a dicembre dalla seconda edizione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia (SGPI20), con recenti rilanci anche su Repubblica e l’Espresso. Insieme ad altri eventi locali, si è trattato di attività con ampio successo di partecipanti e di pubblico, realizzate grazie alla  collaborazione del cccTo, dell’associazione studentesca Mens ex Machina, della Società Psichedelica Italiana e soprattutto di un folto gruppo di volontari, oltre a media partner quali Radio Radicale, Fuoriluogo ed Eco dai Palazzi.

Sulla scia di questi sviluppi positivi, il nostro obiettivo di fondo per il 2021 è quello di invitare tutti i soggetti interessati a coinvolgersi lungo un percorso collaborativo verso la Maturità Psichedelica. Prospettiva che poggia sul crescente interesse per la consciousness in senso lato e sul revival delle sostanze enteogene nella ricerca e nell’ambito mainstream anche in Italia. Nell’evento online del 29 gennaio saranno presentate la nuova linea grafica, il palinsesto delle attività settimanali e mensili in partenza, il piano editoriale del sito web,  i podcast tematici, e il canale web-tv su YouTube. Previste anche specifiche anticipazioni di alcuni eventi e iniziative editoriali già pianificate per i prossimi mesi, in particolare MindBooks: l’editoria della mente, evento realizzato in collaborazione col Salone del libro di Torino.

Queste alcune delle iniziative di Psy*Co*Re per il 2021 già in lavorazione: Donne psichedeliche, il mondo degli enteogeni visto dalle donne e per le donne (e non solo); Psychedelic Zeitgeist, un’indagine a tutto campo sugli intrecci tra la scena psichedelica e l’ambito filosofico, letterario, musicale, artistico, ecc. delle varie epoche storiche; Voci Straniere, interviste, podcast, commenti, da esperti e attivisti dello scenario internazionale; Psyk Social Club, il format dedicato a incontri in presenza oppure online per discutere o fare cose insieme senza pretese; Residenze Esperienziali (lecite), modalità ed eventi per esperire “stati altri di coscienza” senza l’uso delle sostanze, in piena legalità e sicurezza; Rassegna mediatica, commento epistemico e lettura comparata delle produzioni giornalistiche e letterarie  in circolazione su testate, media e social.

Per seguire l’evento dal vivo, si rimanda alla nostra pagina Facebook, al canale YouTube o questo sito web. Per i giornalisti e gli addetti ai lavori che volessero porre domande nel corso del livestreaming, occorre prenotarsi inviando una email a < psy.co.re.001@gmail.com > . Per ulteriori informazioni, non esitate a contattarci.