Bicycle Day 2021: da Albert Hofmann alla maturità psichedelica

Bicycle Day 2021Esattamente 78 anni fa il chimico svizzero Albert Hofmann auto-sperimentava una sostanza sintetizzata 5 anni prima e lasciata nel cassetto, la dietilammide dell’acido lisergico (Lsd). Prima in modo accidentale (16 aprile 1943) e poi consapevolmente (19 aprile), in quello che è divenuto noto in tutto il mondo come Bicycle Day. A ricordo e “celebrazione” di questi eventi, non mancano certo le testimonianze e i materiali originali anche in Italia, soprattutto ora che la questione va conquistando sempre più attenzione a  livello mainstream  (incluse giuste critiche e lacune).

Si parte dalla video-chiacchierata con Gilberto Camilla, presidente onorario della SISSC (Società Italiana per lo Studio gli Stati di Coscienza) svoltasi il dicembre scorso in occasione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2020, dove emergono aneddoti e altri dettagli inediti proprio riguardo al Dr. Hofmann.

Per chi volesse saperne di più o rileggere quelli che sono divenuti dei veri e propri “classici” di e su quest’ultimo, sono disponibili diversi Millelire degli anni ’90, la storica collana di Stampa Alternativa, scaricabili liberamente in pdf: Viaggi Acidi, I misteri di Eleusi, Percezioni di realtà, I miei incontri con Huxley, Leary, Junger, Vogt.

Tre giorni fa si è poi svolto il primo evento curato da PsyCoScienze, organizzazione formatasi recentemente a Napoli e dedita alle questioni relative a scienza e cultura psichedelica tramite un approccio integrato e interdisciplinare, con un livestreaming su Facebook dal titolo significativo: L’esperienza psichedelica: verso un nuovo paradigma di cura?

Senza dimenticare l’imminente lancio un nuovo progetto ad hoc: Tornare a Eleusi e ai suoi Grandi Misteri, con una serie di materiali inediti e di appuntamenti quindicinali online, curato dal Prof. Riccardo Zerbetto. Il quale ha tenuto interventi in tema nel corso degli Stati Generali della Psichedelia in Italia sia nell’edizione 2019 che in quella 2020, e ha discusso l’ipotesi di uno “sciamanesimo occidentale” con Massimiliano Palmesano in un recente livestreaming.

Come sottolineava ripetutamente Hofmann e come confermano i soggetti e le risorse di cui sopra, l’esperienza-esplorazione psichedelica rimane insomma un percorso articolato e poco lineare, oltre che foriero di un approccio multidisciplinare e di un impegno personale e collaborativo, con ampie conseguenze socio-culturali a livello globale. Pur a fronte delle ovvie promesse terapeutiche è bene evitare l’ipermedicalizzazione e i facili entusiasmi sull’onda del cosidetto “rinascimento psichedelico”, evitando scorciatoie e facili illusioni,  insistendo a favore di prudenza e informazione, con grande attenzione a dose, set, setting, a livello personale, oltre al rispetto di importanti linee-guida etiche per le entità che operano variamente nel settore.

In aggiunta al fatto non da poco che trattasi di piante, sostanze e pratiche tuttora illegali, pur le eccezioni emergenti di depenalizzazione in poche città Usa, insieme al peso burocratico e finanziario per le sperimentazioni scientifiche in corso soprattutto in ambito anglosassone. Come pure importante è riconoscere a queste “medicine per la coscienza” quel valore che hanno avuto in molte culture sin dall’antichità, ovvero porsi come un ponte con il mondo dello spirito, verso la dimensione sacra della vita. Ergo, nella divulgazione per il grande pubblico di queste complessità, oggi più che mai è il caso di puntare a un approccio sfaccettato e articolato: più maturo.

Albert HofmannUn contesto in cui è importante, per tutti i soggetti nostrani variamente coinvolti o interessati all’attuale riscoperta degli psicheledici, operare lungo un percorso collaborativo teso alla possibile Maturità Psichedelica. A partire dal fatto di essere consapevoli e ben informati su pregi, difetti e limiti di sostanze, operatori, aziende e quanti altri attivi oggi sul campo. E sfruttando al meglio l’universo online, farsi un’idea propria e discuterne negli spazi condivisi.  Evitando magari di concentrarsi solo sulla sfera più trainante del “viaggio”, quella emotiva o estetica, per dare invece più attenzione alla preparazione e all’integrazione.

Questioni ben note agli addetti e ripetutamente menzionate da pionieri come il Dr. Hofmann – che merita tutti i nostri ringraziamenti – ma spesso ignorate o sottovalutate da chi si avvicina alla psichedelia solo sull’onda di questo revival. E a cui sono dedicati anche diversi passaggi di una intervista di PulpLibri  con Alessandro Novazio, fondatore e coordinatore della rete Psy*Co*Re. Puntando così a un Bicycle Day sempre più maturo, collaborativo e consapevole.

 

Perché festeggiare il Bicycle Day? Ovvero dell’importanza delle variabili non farmacologiche

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Simone Capozzi*

La sintesi dell’LSD-25 aprì le porte di una radicale rivoluzione negli studi sugli effetti delle droghe, dando il colpo di grazia definitivo alla tesi “farmacocentrica”. Secondo questa tesi, gli effetti delle droghe sarebbero indipendenti dal contesto in cui si muove una persona, dalle sue aspettative e credenze, dalla personalità; esisterebbe un insieme specifico, determinabile e prefissato di effetti per ogni sostanza. Certo, ancora oggi, c’è chi sostiene il contrario, forse in cattiva fede, perché ci sono letteralmente migliaia di contributi scientifici a testimoniare il contrario. Lo studio di queste variabili ci sembra importante Psychedelic Experiencenella drug education sia all’interno delle attuali politiche sulle droghe sia in ottica futura.

Come il vecchio Proteo, l’LSD ha cambiato forma molte volte: è stata considerata cura per l’alcolismo, siero della verità, facilitatrice dell’insight psicoanalitico, agente liberatore della rivoluzione, afrodisiaco, agente perturbatore del DNA, un sacramento e infine una sostanza di nessuna utilità medica o con alto potenziale d’abuso (definizioni della Tabella 1 del Controlled Substances Act approvato nel 1970 in Usa).

Queste enormi differenze di ruoli e funzioni si ritrovano nell’azione della sostanza. Invece di produrre effetti determinati, come l’alcool e le amfetamine, LSD e altri psichedelici agiscono come “catalizzatori a-specifici e amplificatori della psiche” (Stanislav Grof, LSD Psychotherapy). Ciò vuol dire che i contenuti della mente – formata tanto da processi sociali e frame culturali quanto dalle aspettative psicologiche e le disposizioni biologiche- contribuiscono attivamente alla composizione del trip. Lo studio degli effetti dell’LSD ricorda la parabola dei ciechi e l’elefante.

Il 9 settembre 1961, Timothy Leary, all’epoca psicologo alla Harvard University, sottopose alla American Psychological Association un articolo in cui sosteneva la fondamentale importanza delle variabili non farmacologiche delle sostanze psicoattive, il cosiddetto set (personalità, preparazione, aspettative, intenzioni ma anche stato d’animo, paure, desideri) e l’ambiente fisico e sociale, detto setting. Questo articolo è considerato il contributo più importante di Leary alla ricerca sulle droghe. In un altro articolo del 1967, On Programming the Psychedelic Experience, Leary e Metzner proposero un’ardita e bizzarra scienza del set e del setting: sostennero che i naviganti potessero programmare l’esperienza psichedelica in anticipo, come gli spettatori di un programma televisivo, ricorrendo a specifici yantra tibetani, mantra, incensi e alcune posizioni di yoga.

Ci si potrebbe chiedere: le stesse variabili non valgono anche per sedativi, tranquillanti, stimolanti? Già nel 1959, infatti, Anthony F.C. Wallace osservò che i fattori culturali hanno un ruolo fondamentale negli effetti anche delle sostanze non psichedeliche. Quest’idea verrà ripresa poi in un libro fondamentale dello psichiatra Norman Zinberg, Drug, Set and Setting (1984), da qualche anno disponibile anche in traduzione italiana. L’aggiunta del terzo elemento-droga si spiega con l’intenzione di Norman Zinberg di estendere l’uso dei concetti di set e setting al di là degli psichedelici. Zinberg li utilizzò nello studio della dipendenza da eroina, sviluppata dal 35% delle truppe americane in Vietnam. L’oppio veniva usato strategicamente dai Vietcong per abbassare il morale delle truppe americane, si trovava a basso costo ed era ampiamente disponibile in quell’area del Sud-est asiatico conosciuta come il “triangolo d’oro”. La noia, il senso di inutilità e l’uso diffuso e tollerato nell’esercito, furono fattori poi decisivi nello diffusione della dipendenza. Riposando sull’implicita convinzione che “once an addict, always an addict”, le politiche governative degli USA furono completamente fallimentari nella riduzione della dipendenza. Ciononostante l’88% dei soldati, al ritorno, interruppe volontariamente l’uso di eroina. Com’era possibile?

La sociologa Lee Robins condusse una ricerca raccogliendo centinaia di interviste di reduci eironomani: raccontavano che tornati in patria non c’era più bisogno di assumere qualcosa che medicasse gli stati mentali negativi. In patria, inoltre, sarebbero stati stigmatizzati da amici, parenti e consorti; pertanto l’88% interruppe l’uso di eroina. Ritornati in patria, in un contesto ambientale differente e privo degli stimoli che eccitavano uso di eroina, i reduci abbandonarono quest’abitudine (non c’è alcuna miracolosa trasformazione psicologica).

Le ricerche negli ultimi decenni hanno seguito direzioni interessanti: Peter Cohen ha utilizzato i concetti di set e setting nello studio delle abitudini degli utilizzatori di cocaina in Olanda; Dweyer e Moore hanno invece evidenziato l’influenza dei fattori sociali nell’uso ricreativo delle metanfetamine. Set e setting, così, si rivelano strumenti fondamentali nelle politiche di riduzione del danno e nella ricerca scientifica sulle droghe.

Ancora una volta: grazie mille, Albert!


Simone Capozzi: ha studiato filosofia e scienze cognitive, laureandosi in filosofia della mente con una tesi sulla DIED (Drug Induced Ego Dissolution). È co-fondatore e parte di PsyCoScienze.

Conversazioni Psichedeliche: Gilberto Camilla su Albert Hofmann

In occasione del 78.mo anniversario della scoperta dell’LSD – quando il 16 aprile del 1943 il chimico svizzero Albert Hoffmann ne scoprì casualmente gli effetti, per poi ripetere consapevolmente l’esperimento tre giorni dopo in quello che è divenuto noto in tutto il mondo come bicycle day – riproponiamo qui la video-chiacchierata tra Alessandro Novazio, ideatore e cofondatore di PsyCoRe, e Gilberto Camilla, presidente onorario della SISSC (Società Italiana per lo Studio gli Stati di Coscienza) svoltasi il dicembre scorso in occasione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia 2020.

Gilberto Camilla ha conosciuto personalmente Albert Hofmann, avendone frequentato in diverse occasioni la sua casa a Basilea. Nella chiacchierata racconta aneddoti e altri dettagli inediti di questa loro amicizia – più specificamente, in apertura e dal minuto 16:30 in avanti.

 



 

L’esperienza psichedelica: verso un nuovo paradigma di cura?

Psycoscienze NapoliVista la crescente attenzione dedicata dall’informazione mainstream nostrana all’universo psichedelico (incluse giuste critiche e lacune), ecco un ulteriore evento online da non perdere. Soprattutto perché si muove lungo il non semplice ma necessario percorso verso una maturità psichedelica a tutto tondo. Vari esperti e addetti affronteranno un tema cruciale per lo scenario odierno: “L’esperienza psichedelica: verso un nuovo paradigma di cura?”

Questo livestreaming su Facebook muove dall’evidenza per cui alcune caratteristiche dell’esperienza psichedelica si sono rivelate particolarmente significative nella cura del disagio mentale: aumento dell’introspezione, cambiamento della percezione di sé e del proprio corpo, un più ampio spettro emotivo e percettivo-sensoriale, fino ad esperienze di dissoluzione dell’ego, ovvero perdita dei confini tra sé e mondo, caratteristica che conferisce, per alcuni, un sapore mistico all’esperienza psichedelica.

È la prima uscita pubblica di PsyCoScienze, organizzazione formatasi recentemente a Napoli in seguito all’incontro di accademici, ricercatrici e ricercatori, operatori della salute e dedita alle questioni relative a scienza e cultura psichedelica tramite un approccio integrato e interdisciplinare. Il gruppo collabora con vari soggetti che sul territorio lavorano alla cura delle dipendenze, salute mentale e droghe. Prossimamente si occuperà anche di cannabis, con un focus particolare sempre sugli usi terapeutici, e sta lavorando a un incontro sul carattere epistemologico delle visioni (nel contesto di una “consciousness culture” aperta e collaborativa).

L’evento vuole anche  “festeggiare” la ricorrenza del 16 aprile del 1943, quando il il chimico svizzero Albert Hoffmann scoprì casualmente gli effetti del LSD, per poi ripetere consapevolmente l’esperimento tre giorni dopo in quello che è divenuto noto in tutto il mondo come bicycle day. Oltre che stimolare ulterioramente la conversazione generale e ribadire, insieme al valore terapeutico dell’esperienza psichedelica, l’importanza di valutarne appropriatamente rischi e limiti.

L’inaspettato ritorno della psilocibina in Italia

Ricerca sui ratti in ItaliaDecisamente importante la notizia appena diffusa da Nova Mentis, azienda canadese di biotecnologia specializzata in medicina psichedelica: riguarda direttamente l’Italia e potrebbe anzi segnare l’avvio della ricerca scientifica in questo campo emergente anche nel nostro Paese.

È stato infatti approvato l’invio di psilocibina sintetica all’università di Roma Tre, per lo studio della sindrome dello spettro autistico (Autistic Spectrum Disorder, ASD: caratterizzata da ridotte abilità relazionali e sociali, da comportamenti ripetitivi, stereotipie e una serie di sintomi secondari quali ansia, deficit cognitivi e disturbi dell’umore) in una ricerca condotta su animali da laboratorio.

Parimenti stimolante è il percorso razionale alla base di questa scelta. La ricerca in questo campo rimanda alle indagini avviate già negli anni ‘60 da Rick Strassman in Usa, presso l’Università del New Mexico ad Albuquerque (come riportato nel 1997 anche nel quarto numero di Altrove, la rivista annuale della SISSC). Gli studi elencati da Strassman presentano però, caratteristica tipica di quegli anni, problemi metodologici e risultati non del tutto convincenti, pur se incoraggianti – di conseguenza non compaiono nelle indagini recenti su psichedelici e ASD.

In realtà, sono scarsi gli studi recenti sulla possibilità di applicare composti psichedelici a questa severa patologia. Vanno tuttavia segnalati casi come quello di Aaron Paul Orsini che, diagnosticato con ASD all’età di 23 anni, sperimentò l’attentuamento delle sua condizione durante il suo primo viaggio con l’LSD, descritto in dettaglio nel libro dello scorso anno Autism on acid (da non perdere la presentazione dello stesso autore su YouTube).

Volendo approfondire la letteratura che gravita intorno alla questione vengono alla luce potenziali dei composti psichedelici (proprietà anti-infiammatorie, immunomodulatrici e di neurogenesi) diversi dalle loro caratteristiche più note (alterazione della percezione ed espansione della coscienza), ma non per questo meno promettenti.

Oltre il cervello: psichedelici tra corpo e mente

Gli interessi dell’azienda canadese Nova Mentis , promotrice del nuovo studio sul ruolo degli psichedelici nell’autismo, riguardano principalmente i potenziali effetti anti infiammatori degli psichedelici e la loro azione sul sistema intestino-microbiota-cervello. 

Il microbiota, ossia la popolazione di microrganismi che abita il nostro intestino, è implicato non solo nella digestione di carboidrati complessi ma anche alla protezione dagli agenti patogeni, all’attivazione di processi anti-infiammatori e antiossidanti e alla stimolazione del sistema immunitario. Un’alterazione del microbiota è stata recentemente messa in relazione con l’eziologia della sindrome dello spettro autistico, ed è intrigante notare come gli psichedelici sembrano avere un possibile effetto benefico su di esso (ricordiamo che una larga percentuale dei recettori per la serotonina su cui queste sostanze agiscono si trova nell’intestino).

Anche lo stress ossidativo e l’infiammazione hanno una responsabilità nei sintomi autistici e, ancora, gli psichedelici rivelano un potenziale anti-infiammatorio che ha portato alcuni ricercatori ad investigare il loro ruolo terapeutico per malattie auto-immuni

Neuroni in trip: psichedelia e plasticità neurale

In questo nuovo studio italiano la psilocibina sarà testata in un modello preclinico di autismo, ampiamente validato dalla letteratura scientifica e basato sull’esposizione prenatale dei roditori all’acido valproico, un farmaco antiepilettico la cui esposizione, nell’uomo, è un fattore di rischio per l’incidenza della patologia.

Due dendriti a confronto, il secondo è stato trattato con Dimetiltriptamina
Due dendriti a confronto, il secondo è stato trattato con Dimetiltriptamina. Questi cambiamenti sono misurati dalla microscopia a fluorescenza e dall’elettrofisiologia.

Oggetto di ricerca sono anche gli effetti specifici prodotti dagli psichedelici sulla plasticità neurale (proprietà che consente al cervello di modificare la sua struttura e le sue funzioni attraverso cambiamenti dei singoli neuroni).

L’influenza psichedelica sulla crescita dei neuroni (neurogenesi) è però accertata, e probabilmente svolge un ruolo importante nello spiegare gli effetti anti-depressivi a lungo termine. Studi in vitro con cellule neurali hanno infatti provato che l’esposizione a psichedelici classici quali LSD e DMT aumenta la complessità della ramificazione di sinapsi e dendriti (fibre che permettono il passaggio del segnale nervoso e la connessione tra neuroni). Se questa influenza sulla plasticità potrà anche ridurre le alterazioni nocive al neurosviluppo causate dall’acido valproico è però ancora da stabilire.

Dal laboratorio alla pratica o dalla pratica al laboratorio?

Traendo alcune conclusioni: questo futuro studio psilocibinico italiano, il primo nel nostro Paese da quando si è osservata una forte ripresa delle ricerche in questo campo, oltre 20 anni fa in alcuni ambiti statunitensi, desta piacevole sorpresa ed è degno di interesse. Non ultimo perché parte integrante della seconda fase del revival generale in corso, tesa verso la necessaria “maturità psichedelica”. La speranza infatti è che questa ricerca possa contribuire a fare luce su aspetti ancora poco esplorati e misteriosi delle scienze psichedeliche come l’influenza sul microbiota intestinale, le proprietà anti-infiammatorie e di neurogenesi.

Caratteristiche affascinanti che mettono in risalto l’indissolubile unità del sistema corpo-mente e indirizzano ulteriormente la medicina verso un approccio sempre più integrato. Tuttavia ci auguriamo che l’Italia non si limiti a studi su modelli animali accentuando i soli aspetti bio-medici, volutamente trascurando la parte psicologico-esistenziale della ricerca in ambito psichedelico. Sono infatti gli stessi specialisti ad affermare che, sebbene gli studi di laboratorio con modelli animali siano fondamentali, solo l’esperienza umana può essere la fonte di ispirazione per una futura e autentica medicina psichedelica.

 

Il trentennale della SISSC. La “rinascita” e il nuovo “Altrove”

Fondata nel 1990 e presieduta inizialmente dal neurofisiologo e psicoterapeuta milanese Marco Margnelli (ricercatore presso il Cnr, il Karl Ludwig Institut fur physiologie dell’Universita di Lipsia e l’Università del North Carolina), la Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza (SISSC) ha base a Torino e prosegue le sue attività mirate a promuovere e a facilitare lo studio del vasto e multidisciplinare campo di ricerca sugli stati di coscienza. Psy*Co*Re ha dedicato il pomeriggio della seconda giornata dei recenti Stati Generali della Psichedelia in Italia (SGPI20) proprio al suo trentennale, ripercorrendone il cammino e facendo il punto sui propositi per il futuro.

Oltre a vari interventi dei soci fondatori della “nuova” SISSC, c’è stata una stimolante conversazione a tutto campo tra Alessandro Novazio, coordinatore di Psy*Co*Re (e membro fondatore della nuova SISSC) e Gilberto Camilla, presidente onorario, il quale ha anche raccontato alcuni aneddoti sulle incursioni italiane di pionieri quali Albert Hofmann, Carl Ruck ed Ernst Jünger. L’attuale presidente, Antonello Colimberti, ha  ribadito il costante impegno della SISSC per ampliare la conoscenza e la divulgazione scientifica, impegno necessario ancor più oggi che queste tematiche vanno (finalmente) attirando l’interesse Altrove - SISSCmediatico, letterario e popolare anche in Italia. Impegno sottoscritto da tutto il nuovo direttivo: dal vulcanico vice presidente Maurizio Nocera, al segretario Nerio Bonvicini, ai consiglieri Francesco Perricelli e Bruno Severi.

Lo conferma anche Claudio Barbieri, che sta curando il nuovo numero in uscita di Altrove , la pubblicazione annuale della SISSC edita da Nautilus, che tornerà ai “fasti di un tempo” con veste grafica rinnovata e interventi d’approfondimento. Tra gli articoli ipresenti nell’ultimo numero, troviamo: Ayahuasca e sciamanismo, (Michael Taussig intervistato da Peter Lamborn Wilson [Hakim Bey]), Piante e sostanze allucinogene nella pratica sciamanica e terapeutica (Ralph Metzner), Interpretazione etnomicologica dell’arte rupestre sahariana (Gianluca Toro), Il monaco del suono (Leopoldo Siano), Andare oltre la materialità (Elémire Zolla intervistato da Maurizio Nocera). La rivista viene inviata gratuitamente a tutti gli iscritti alla SISSC, mentre per prenotarne una copia e/o per altre informazioni, scrivere a: sisscaltrove@gmail.com.

Riportiamo di seguito alcuni stralci (qui c’è la versione integrale) del saggio curato da Nicholas Cozzi, dell’Università del Wisconsin a Madison (Usa), che anticipa di molti anni le evidenze emerse dalle ultime ricerche neuroscientifiche: La breccia psichedelica nelle neuroscienze. Come le droghe psichedeliche hanno influenzato la nascita e lo sviluppo della psicofarmacologia. 

Nella metà del XX secolo l’opinione prevalente in psicologia e psichiatria era quella secondo cui gli stati d’animo, i desideri, i sentimenti, i ricordi, i comportamenti e il carattere sarebbero determinati da storie ambientali, esperienze infantili, dall’azione reciproca fra ricompensa, punizione, repressione e rinforzo, dalla mente inconscia e da meccanismi psicosessuali, fra gli altri. L’attività del cervello era ritenuta essenzialmente di natura elettrica. Prima degli anni Quaranta e all’inizio degli anni Cinquanta, il concetto che la coscienza fosse influenzata, se non determinata, dall’azione di sostanze chimiche prodotte nel cervello, era del tutto estraneo.

Gli importanti eventi che trasformarono i paradigmi precedenti e diedero vita alla neurochimica e alla neurofarmacologia, che portarono direttamente allo sviluppo della psicofarmacologia come disciplina scientifica, sono di fatto legati alla scoperta e alla ricerca sugli effetti psicoattivi della dietilamide dell’acido lisergico (LSD), della NN-dimetiltriptamina (DMT), della psilocibina e delle altre sostanze psichedeliche. Una delle più importanti scoperte sorte dalla ricerca sulle droghe psichedeliche fu la comprensione del ruolo della serotonina nei processi mentali.

Alla luce di queste scoperte in neurochimica, le ipotesi della psicologia e della psichiatria rispetto all’origine e alla natura della coscienza e dei disturbi psicologici dovrebbe subire una significativa revisione. Diventa necessario per la psicologia e la psichiatria incorporare le osservazioni derivanti dalla neuro- biologia nei modelli del funzionamento mentale. La neurochimica e la neuro- farmacologia incominciarono ad assumere ruoli dominanti nella ricerca sulla coscienza e nel trattamento delle malattie mentali a partire dalla fine degli anni Cinquanta e poi negli anni Sessanta. In particolare, divenne obbligatorio per le pratiche psicoterapeutiche usare droghe psicoattive, logicamente derivate dalle scoperte sperimentali della neurofarmacologia, come un miglior approccio alla salute psicologica.

Anche se molto è ancora da perfezionare, l’efficacia di queste droghe ha indubbiamente portato benefici a innumerevoli vite. L’interesse nei neurotrasmettitori e nelle droghe che modulano la loro attività continua a motivare molte ricerche da parte di Accademie, di industrie farmaceutiche e biotecnologiche e degli istituti governativi.