Etnobotanica 2: Desmodium pulchellum, legume misterioso

BOTANICA
Desmodium pulchellumIl genere Desmodium è polifiletico e comprende più di 250 specie diverse tra cui piante annuali, perenni e piccoli alberi distribuiti nelle regioni temperate e tropicali di entrambi gli emisferi, con un particolare concentrazione nel continente americano. La nomenclatura di questo genere è molto confusa e ancora controversa: alcuni autori lo considerano tutt’uno con i generi Codariocalyx, Hylodesmum, Lespedeza, Ohwia e Phyllodium. Gli errori di identificazione sono molto comuni, studi citologici hanno dimostrato una notevole variabilità nella lunghezza dei cromosomi delle varie specie [1].

Il Desmodium pulchellum syn Phyllodium pulchellum è un sottocespuglio eretto che cresce fino a 1,5m. Le foglie sono trifoliate, quelle piccole laterali presentano nella parte interna una sottile peluria, le grandi centrali sono lunghe fino a 13cm e larghe più del doppio rispetto alle altre. I delicati fiori bianchi vengono nascosti dalle foglie più piccole e sono distribuiti su delle infiorescenze lunghe fino a 25cm. I baccelli pelosi hanno una forma oblunga e sono uniti a gruppi di tre.

MEDICINA TRADIZIONALE
Nella regione di Assam si crede che tenere un ramo di desmodio vicino o sotto la casa possa allontanare le cimici dei letti [2]. Nella medicina ayurvedica il desmodio viene indicato per il trattamento piressia, emottisi, ascessi, epatite icterica, faringite, malnutrizione infantile, dissenteria, disturbi urinari, parotite, colecistite, malaria, encefalite epidemica ed altre affezioni [3]. I fiori di Desmodium pulchellum si masticano per combattere le carie e la sua corteccia si usa contro mal di testa e pressione alta. La radice si consuma per alleviare il bruciore addominale [4]. Il decotto delle foglie mischiato con una resina di fiori di Hibiscus viene consumato due volte al giorno per 3 giorni per controlla il flusso mestruale eccessivo [5]. La pianta è stata usata anche per il trattamento di schistosomiasi ed infezioni da trematodi epatici.

Diverse specie di Desmodium venivano utilizzate in Cina già 3000 anni fa per abbassare la temperatura interna e la febbre, neutralizzare le tossine, stimolare la circolazione e la produzione di nuove cellule sanguigne, alleviare dolore, tosse e dispnea. Il pulchellum ha anzi una lunga tradizione nella medicina tradizionale cinese: il decotto di foglie secche viene indicato per il trattamento di febbre, malaria, reumatismi, dolori ossei, edemi, iperplasia epatica e della milza. Quello a base di radice carbonizzata viene impiegato per ridurre il flusso mestruale eccessivo. La pianta intera viene consumata per il trattamento di di febbre reumatica, convulsioni infantili, mal di denti, edemi e indigestione. Le foglie fresche vengono pestate ed applicate su ulcere, ferite ed emorragie [6].

A Taiwan è stato impiegato per il trattamento di febbre e fibrosi epatica, mentre la medicina popolare malesiana propone un decotto con la radice per accelerare la ripresa durante il puerperio. Nelle Filippine se ne applicano le foglie su ulcere e pustole [7]. In Bangladesh, dalla parte aerea più tenera si ricava un decotto per il trattamento di edemi [8]. (Continua qui)

ANALISI CHIMICA
Il Desmodium pulchellum contiene diversi alcaloidi triptaminici distribuiti principalmente tra la parte aerea e le radici (basse percentuali sono presenti anche nei frutti e nella corteccia). Le prime analisi sono state effettuate da Ghosal e Mukherjee negli anni ’60 su un campione di pianta intera essiccata e rivelarono lo 0,3% di alcaloidi indolici, nello specifico: 0.2-1.25% 5-MeO-DMT e il restante 0,0018% bufotenina, DMT, DMT-n-ossido, 5-MeO-NMT, 5-Meo-DMT-n-ossido [9]. In un esperimento successivo da 4kg di pianta secca hanno isolato 8,36g di 5-Meo-DMT; 17mg di 5-Meo-DMT-n-ossido contaminato con la gramina; 472mg di 5-MeO-NMT contaminato con bufotenina, DMT, DMT-n-ossido; 320mg di residuo di gramina impuro [10].

Le radici delle piante molto giovani hanno dato un contenuto totale di alcaloidi del 0.37%, principalmente DMT (0.27%).
Qelle mature invece: DMT (0.45%), DMT- N -ossido (0.12%), 5-Meo-DMT (0.2%), 5-MeO-n- -metil-H4-β-carbolina (0.09%) tracce di bufotenina ed altri alcaloidi non identificati [11]. Una tesi di laurea della National Taiwan University sembra però contraddire questi dati: tramite diverse tecniche di cromatografia hanno analizzato un estratto metanolico riportando solo 32,3 mg di alcaloidi da 18 kg di pianta intera secca [12].

FARMACOLOGIA
In una ricerca recente la frazione alcaloidi isolati dalla radici della pianta (DMT, 5-Meo-DMT, N-metiltetraidrocarbolina, 7-metossi-N-metiltetraidrocarbolina, triptamina, N-metil-3-indoilmetanamina) ha inibito in maniera concentrazione dipendente l’attività di MAO-A e -B. I valori IC50 per i due enzimi sono rispettivamente 37,35 e 126,53 μg/mL, indicando un alta selettività per il MAO-A. Quest’azione è dovuta sia alla betacarboline che alle indolo-alchilammine (IAA) che agiscono anche sul recettore 5-HT [13].

La somministrazione di estratti della pianta nei ratti ha indotto rilassamento muscolare, riduzione della locomozione, aumento della frequenza respiratoria, arrossamento nella zona auricolare, nasale e podalica. Questi dati suggeriscono che il Desmodium abbia un forte effetti su sistema motorio, cardiocircolatorio e respiratorio. L’iniezione intravenosa nelle cavie anestetizzate ha provocato un repentino aumento di vlume respiratorio, pressione arteriosa e ampiezza del complesso QRS. Gli effetti più marcati sono stati attribuiti agli estratti di corteccia di radice, i ricercatori pensano che sia questa la parte più potente del Desmodium pulchellum [14].

È stato anche testato un estratto metanolico di corteccia di radice per via orale inducendo nelle cavie comportamenti stereotipati (riduzione del movimento spontaneo, calcio della coda ed estensione delle zampe posteriori) alla dose di 30mg/kg. Dosaggi superiori sono risultati convulsivanti ed hanno ucciso i ratti nel giro di 1 ora. Nel test di nuoto forzato ha manifestato un’azione antidepressiva mediata dal sistema serotoninergico probabilmente dovuta al contenuto di alcaloidi indolici rilevati tra cui DMT e bufotenina [15]. L’estratto alcolico ha dimostrato anche proprietà ipotensive e spasmogene [16].

TOSSICITA‘
In un esperimento isolato l’estratto secco metanolico di Desmodium pulchellum ha causato convulsioni nelle cavie alla dose di 300mg/kg uccidendole in arco di tempo che va dalle 2 alle 18 ore [15]. In altri test però i preparati a base di questa pianta hanno dimostrato un alto profilo di sicurezza [16]. In una ricerca recente la dose necessaria per la comparsa degli effetti collaterali (NAOEL) è stata stimata trai 6000 e gli 8000 mg/kg; la LD-50 è sopra i 10.000 mg/g [13].

Nelle radici del gangeticum è stata isolata la candicina, un alcaloide tossico che causa il blocco del sistema neuromuscolare e ha una sintomatologia molto simile a quella rilevata da Chitcharoenthum et al. nelle cavie (spasmi, aumento della pressione sanguigna, disturbi cardiovascolari, arresto respiratorio).

SPERIMENTAZIONI
Diversi psiconauti sul forum online DMT nexus dicono di aver tentato delle estrazioni cercando di isolare la frazione degli alcaloidi senza successo. Un utente ha estratto 360mg di residuo olioso giallo secco da 1,5kg di pianta intera e ne ha testata una piccolissima quantità mettendola in una sigaretta e ha provato immediatamente sudorazione esagerata e dolore addominale rinunciando a continuare l’esperimento.

Secondo l’esperto australiano Julian Palmer, la pianta perde potenza velocemente una volta raccolta e deve essere lavorata entro un paio di giorni dalla raccolta, il materiale secco sarebbe di gran lunga inferiore. In uno dei suoi esperimenti ha semplicemente bollito 50g di pianta fresca per 1 ora con acqua ed un paio di cucchiai di aceto, la bevanda ha indotto un trip psichedelico di 1 ora e mezza compatibile secondo Palmer con le proprietà del 5-MeO-DMT.

Tuttavia, se davvero ci sono gli alcaloidi indolici come il 5-Meo-DMT alla base dell’effetto del Desmodium pulchellum, l’essiccazione controllata non dovrebbe pregiudicarne la potenza ma anzi incrementarla. Sembra che l’origine geografica della pianta sia un fattore determinante per la presenza di livelli significativi di alcaloidi indolici. In Cina si usa tranquillamente anche a grandi dosaggi sotto forma di decotto e non sono noti collaterali allucinogeni o psicoattivi di nessun tipo. La letteratura scientifica ed anche le sperimentazioni dei vari appassionati sembrano suggerire che le piante indiane e tailandesi abbiano livelli di alcaloidi di gran lunga più alti rispetto alle cinesi e taiwanesi. Un’altra spiegazione potrebbe essere data dall’identificazione approssimativa delle specie.

ESTRAZIONE

Come sperimentazione professionale, abbiamo polverizzato – con non poca fatica – 100g di radice essiccata di Desmodium puchellum (proveniente da Taiwan e raccolta presumibilmente nel mese di Aprile 2020). La struttura risultante si presenta estremamente fibrosa e abbiamo dovuto scartarne più della metà per poterne selezionare la polvere fine. Il colore risultante è ben diverso da quello della radice orginaria e va sul rosato.

50g di polvere sono stati fatti sobbollire per 1,30h in acqua distillata dopo averli pretrattati con aceto distillato per 24 ore nel congelatore.
Durante la cottura abbiamo notato un odore molto simile alla liana di Banisteriopsis, probabilmente dovuto alle betacarboline aromatiche presenti nel rizoma. Il risultato dopo il filtraggio è una soluzione ambrata chiara. 50g sono stati infusi in etanolo al 50% per 2 settimane risultando in una soluzione più scura.

Entrambe le soluzioni sono state esposte ad una fonte di raggi UV cercando di individuare la fluorescenza tipica delle betacarboline senza successo. Se vi sono composti MAO-inibitori nel fitocomplesso di questa specie, saranno in percentuali molto più basse rispetto a Basnisteriopsis caapi e Peganum harmala.
Desmodium pulchellum

Pur proseguendo queste sperimentazioni in proprio, al momento sia la letteratura scientifica che gli esperimenti fatti sul Nexus lasciano dubbi sulla effettiva innocuità di questa pianta, soprattutto ad alti dosaggi. La presenza certa di gramina nel fogliame e ipotetica di candicina nella radice, rende necessaria l’estrazione e l’isolamento delle triptamine per proseguirne in sicurezza lo studio.

Per adesso conserverò i campioni al meglio in attesa della possibilità di analizzarli. Seguiranno aggiornamenti eventualmente.

 

FONTI

1)Rotar, Peter P., and Ukio Urata. “Cytological studies in the genus Desmodium; some chromosome counts.” American Journal of Botany 54.1 (1967): 1-4.

2)Caius, Jean Ferdinand. Medicinal and poisonous legumes of India. Scientific Publishers, 1989.

3)Chopra, Ram Nath, Sham L. Nayar, and Ishwar C. Chopra. Glossary of Indian medicinal plants. Vol. 1. New Delhi: Council of Scientific & Industrial Research, 1956.

4)Jain, S.K. (1991) “Dictionary of Indian Folk Medicine & Ethnobotany.” Deep Publications. ISBN 81-85622-0-0. 311 pages.

5)Lingaraju, D. P., M. S. Sudarshana, and N. Rajashekar. “Ethnopharmacological survey of traditional medicinal plants in tribal areas of Kodagu district, Karnataka, India.” Journal of pharmacy research 6.2 (2013): 284-297.

6)Rahman, Md Khalilur, et al. “Studies on the anti–diarrheal properties of leaf extract of Desmodium puchellum.” Asian Pacific journal of tropical biomedicine 3.8 (2013): 639-643.

7)Duke, J. A., and E. S. Ayensu. “Medicinal Plants of China, volume one and two.” Reference Publications, Inc.: United States of America 12 (1985): 676-680.

8)Kadir, Mohammad Fahim, et al. “Ethnopharmacological survey of medicinal plants used by traditional health practitioners in Thanchi, Bandarban Hill Tracts, Bangladesh.” Journal of Ethnopharmacology 155.1 (2014): 495-508.

9)Ghosal, S., and B. Mukherjee. “Occurrence of 5-methoxy-N, N-dimethyltryptamine oxide and other tryptamines in Desmodium pulchellum Benth ex Baker.” Chemistry & industry 19 (1965): 793-794.

10)Ghosal, S., and B. Mukherjee. “Indole-3-alkylamine bases of Desmodium pulchellum.” The Journal of Organic Chemistry 31.7 (1966): 2284-2288.

11)Ghosal, S., et al. “Chemical and pharmacological evaluation of Desmodium pulchellum.” Planta medica 21.04 (1972): 398-409.

12)Studies on the Constituents of Phyllodium pulchellum and Draconis Resina. 蔡授印. 中原大學化學研究所學位論文

13)Cai, Lu, et al. “Effect of alkaloids isolated from Phyllodium pulchellum on monoamine levels and monoamine oxidase activity in rat brain.” Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine 2016 (2016).

14)Chitcharoenthum, Muckda, Smarn Tesana, and Sasithorn Kaewkes. “Effects of the extract from Desmodium pulchellum in rats.” Srinagarind Medical Journal 5.1 (1990): 27-34.

15)Chitcharoenthum, Muckda, and Pannya Theramongkol. “Behavioral effects of dried methanolic extract from Desmodium pulchellum in rats.” Srinagarind Medical Journal 5.3 (1990): 207-212.

16)Asolkar, L. V., K. K. Kakkar, and O. J. Chakre. “Second supplement to glossary of Indian medicinal plants with active principles part-I (AK).” Council of scientific and industrial research (PID)(part-I), New Delhi (1992): 217-218.

17)Noor, Sadia, et al. “Evaluation of anti-inflammatory and antidiabetic activity of ethanolic extracts of Desmodium pulchellum Benth.(Fabaceae) barks on albino wistar rats.” Journal of Applied Pharmaceutical Science 3.7 (2013): 48

 

COME PER ALTRE SOSTANZE DESCRITTE IN QUESTO SITO WEB, LE INDICAZIONI SULL’ESTRAZIONE E SULLE CARATTERISTICHE CHIMICHE DEL DESMODIUM PULCHELLUM SONO FORNITE A TITOLO PURAMENTE INFORMATIVO E DIVULGATIVO.  NON INTENDIAMO AFFATTO SUGGERIRNE IL CONSUMO IN QUALSIASI FORMA O MODALITA’, NE’ PROMUOVERE COMPORTAMENTI IN VIOLAZIONE DELLE LEGGI VIGENTI. LA FARMACOLOGIA DI QUESTA SPECIE E’ ANCORA POCO NOTA E POTREBBE RIVELARSI ALTAMENTE TOSSICA.