Il genere Ruta comprende circa 10 specie, tutte altamente aromatiche. La graveolens e la chalapensis sono molto comuni nel Mediterraneo e nel subcontinente Indiano, sono molto simili, anche se distinguibili dalla forma delle foglie, e sono state confuse nei testi medievali e di medicina ayurvedica [1].
Queste piante presentano gli stami piegati verso la parte bassa dei petali durante l’inizio della fioritura, quindi si elevano lentamente verso il centro del fiore permettendo la deiscenza delle antere che abbandonano il centro del fiore prima che il ciclo ricominci per il prossimo stame. E’ stato inoltre osservato che in certi fiori tutti gli stami si alzano simultaneamente per avvolgere il pistillo alla fine dell’antesi dopo aver concluso i movimenti singoli.
Questa sequenza di animazioni prima individuale poi collettiva è la più complessa forma di movimento degli stami nelle angiosperme stando alle conoscenze attuali.
Una ricerca del 2012 ha dimostrato che il movimento singolo promuove la dispersione del polline presentandolo agli impllinatori ed impedisce che le antere deiscenti intralcino il processo, si ipotizza che quello finale collettivo rifletta un adattamento per l’autoimpollinazione ad azione tardiva [2].
ETNOGRAFIA E STORIA
La Ruta graveolens era estensivamente impiegata dagli antichi Greci in cucina; il famoso medico Ippocrate rispettava le sue qualità medicinali, Aristotele ne lodava la potente azione calmante. Mitridate del Ponto la consumò come antidoto per il veleno.
Dioscoride e Plinio il vecchio raccomandavano una pozione a base di ruta ed oleandro come antidoto contro il morso dei serpenti.
Nel Medioevo si credeva potesse migliorare la vista e smorzare la libido, era popolare tra le streghe che la impiegavano come ingrediente magico e le attribuivano un importante valore simbolico. Venne usata per preparare una pozione ritenuta miracolosa contro la peste nera; i giudici la portavano addosso quando entravano nelle carceri, noti focolai infettivi.
I cristiani usavano mazzetti di ruta per spargere l’acqua santa nelle chiese, gli ebrei chassidisti la indossavano come amuleto contro peste, epidemie, magia nera e malocchio.
In India viene piantata nei giardini per tenere lontani i serpenti. In Pakistan ed Afghanistan si bruciano i semi di ruta per propiziare la sorte, ha una lunga tradizione anche come repellente per insetti e purificatore d’ambienti. E’ l’abortificente naturale più sfruttato nella medicina popolare Sudamericana.
E’ un componente del berberé, una mistura di spezie della cucina tradizionale Etiope, sempre in Etiopia viene impiegata fresca per aromatizzare il caffè o per alleviare il mal di testa. Gli Xhosa la utilizzano nel trattamento dell’isteria [3].
E’ stata impiegata per aromatizzare la birra in Europa, oltre che nella cura delle condizioni isteriche.
L’erborista inglese Jonh Gerard scrisse dell’efficacia della Ruta graveolens contro il veleno dell’aconito, di alcuni funghi, dei rospi, degli scorpioni, dei serpenti, delle api, delle vespe e dei tafani. Ne raccomandò anche l’uso locale sul mal d’orecchi, ferite ed infiammazioni.
Venne menzionata insieme a molte sue applicazioni nel 1562 da Turner nel suo erbario, successivamente Piperno il Napoletano la raccomandò per epilessia e vertigini.
Nel Friuli le giovani cime si consumano fritte in pastella, ne fanno anche una frittata particolare [4]. In Sicilia si impiegava per aromatizzare la grappa, ormai questa tradizione è andata in disuso.
FARMACOLOGIA
MAO-inibitore
Gli estratti di fogliame di Ruta graveolens hanno mostrato una potente attività MAO-inibitoria dose dipendente (etil acetato IC50 5 ± 1 μg/ml, etere di petrolio 3 ± 1 μg/ml) specifica per il MAO-B [5].
In un’altra ricerca sia l’estratto diclorometanico (9.78 mg/mL) che la rutamarina (6.17 M), un derivato cumarinico identificato nella pianta, hanno inibito il MAO-B con percentuali pari a 89.98% e 95.26% rispettivamente; mentre il preparato crudo mantiene la stessa efficienza sul MAO-A, il composto isolato scende a 25.15% [6]. L’attività sul MAO-A potrebbe dipendere dal contenuto di armalina, in comune con la ruta siriana (Peganum harmala) [7].
Anche tra i flavonoidi presenti del fitocomplesso ci sono altri agenti MAO-inibitori: la naringenina ha mostrato di legarsi potentemente e stabilmente al MAO-B (-12.0 kcal/mol) [8]; rutina, quercetina, quercitrina e isoquercitrina hanno valori IC 50 rispettivamente di 3.89, 10.89 11.64, 3.89 microM [9].
Analgesico, muscarinico, oppioide, adrenergico
Un estratto acquoso a base di ruta ha indotto effetti nocicettivi nei modelli animali attraverso la modulazione del sistema muscarinico, oppioidergico e dell’ossido nitrico [10].
In un’altra ricerca ha attenuato il dolore dei topi nei test sperimentali probabilmente agendo sui recettori oppioidi e α2-adrenergici [11].
Cannabinoide
La rutamarina ha dimostrato un affinità selettiva per il recettore dei cannabinoidi CB2 con valori Ki di 2.64 ± 0.2 μg/mL o 7.4 ± 0.6 μM negli esperimenti in-silico [12].
Anticolinesterasico
In una ricerca sulle erbe medicinali Europee la Ruta graveolens si è dimostrata l’inibitore più forte su acetil e butirilcolinesterasi [13].
Diversi fitocostituenti della pianta hanno mostrato una significativa attività anticolinesterasica, il più potente è l’alcaloide arborinina (IC50 34.7 ± 7.1μM) [12].
Nootropico, neuroprotettivo
Un estratto acquoso di ruta ha indotto il rientro nel ciclo cellulare dei neuroni maturi A1, promosso la crescita neuronale e l’espressione dei geni della plasticita [14]. In un altra ricerca ha potenziato la crescita assonica mediata dal fattore di crescita nervoso (FCN) [15].
Queste proprietà la rendono un ottima fonte di fitocostituenti da studiare nel trattamento dei disturbi neurodegenerativi [16].
L’olio essenziale ha facilitato l’acquisizione della memoria avversiva a lungo termine [17].
La rutina per via orale ha ridotto la neurotossicità indotta dalla 6-idrossidopamina, una tossina che causa lesioni dopaminergiche impiegata nel modello animale da malattia di Parkinson, alleviandone anche i sintomi neurologici [18]. Ci sono evidenze positive anche nei confronti di Alzheimer [19] e malattia di Huntintong [20].
Antiandrogenico, anticoncezionale
Un estratto acquoso di Ruta graveolens alla dose di 500 mg/kg per 60 giorni ha ridotto significativamente il peso degli organi riproduttivi dei ratti. Dalle analisi è risultata la diminuzione della motilità e densità dello sperma nella cauda dell’epididimo e i dotti testicolari, oltre ad un decremento generale della funzione spermogenetica nei tuboli seminiferi. I livelli di testosterone e ormone follicolo-stimolante (LSH) nel sangue erano inferiori ai controlli. Il consumo dell’estratto ha soppresso la libido e i comportamenti aggressivi dei maschi portando ad un ridotto numero di femmine ingravidate [21].
In uno studio più recente la somministrazione acuta ha confermato le proprietà inibitorie della pianta sulla motilità spermatica senza però evidenziare alterazioni nei livelli di testosterone o collaterlai su viabilità, morfologia e genoma degli spermatozoi. I ricercatori ipotizzano possa fungere da anticoncezionale specifico per i maschi [22].
Un estratto acquoso ha ridotto i follicoli primordiali, primari, secondari, terziari e maturi dei topi femmina compromettendone la fertilità [23].
Estratti cloroformici di radice e parte aerea hanno ridotto la fertilità dei topi somministrate intragastricamente il primo e il decimo giorno post-coito. L’azione è dovuta alla rutacultina che agisce durante le prime fasi della gravidanza [24].
Abortificente
Un estratto idroalcolico a base di ruta ha causato la morte dei feti dei topi senza mostrare attività estrogenica [25].
Anabolico
Un estratto eterico di Ruta graveolens ha indottoinducendo un significativo aumento ponderale dal decimo giorno di somministrazione fino alla fine dell’esperimento [26].
L’olio essenziale ha dimostrato un significativo effetto anabolico proteggendo la densità ossea nel modello animale di catabolismo da teriparatide [27].
Appetito, sapore e somatosensorialità
Un estratto eterico di ruta ha stimolato l’appetito in uno studio sulla somministrazione a lungo termine [28].
La skimmianina isolata dalla pianta è un agonista del recettore T2S2R14 per il sapore amaro, diverse furanocumarine sono attive su TAS2R10, TAS2R14, TAS2R49 e sul canale ionico somatosensoriale TRPA1.
La rutamarina è un agonista del recettore vanilloide TRPV1 legato agli stimoli dolorosi ambientali e TRPM5 del sapore dolce/amaro, in più agisce come potente antagonista del recettore del mentolo TRPM8 [29].
Ipoglicemico, ipolipidico, epatoprotettivo, nefroprotettivo, antiossidante
Estratti di Ruta graveolens e la rutina purificata hanno ridotto glicemia, colesterolemia, LDL, trigliceridemia; oltre ad incrementare l’attività di superossido dismutasi e glutatione perossidasi ripristinando la funzionalità epatica e renale ad una dose pari al 10% dell’LD-50 [30].
Un estratto acquoso a base di foglie ha protetto gli epatociti dal tetracloruro di carbonio (CCl4) inibendo la produzione di mediatori proinfiammatori; si ipotizza l’azione sia dovuta ai flavonoidi ed in particolare alla rutina, noto agente epatoprotettivo [31].
Degli estratti idroalcolici hanno protetto i reni dei ratti trattati con clorpirifos e metomil (insetticidi nefrotossici) riducendo lo stress ossidativo e potenziando il sistema antiossidante [32]. Sono stati ottenuti buoni risultati anche nel modello animale da nitrosodietilammina (NDEA) [33] e isoniazide/rifampicina [34].
Antinfiammatorio, antiartritico, immunostimolante
Nel modello animale di artrite un estratto metanolico di ruta ha indotto un effetto antinfiammatorio simile all’indometacina riducendo l’attività di ciclossigenasi (COX-2) e mieloperossidasi (MPO), oltre alla concentrazione di sostanze reattive dell’acido tiobarbiturico (TBARS). In più ha incrementato i livelli di enzimi antiossidanti, vitamine e glutatione [35].
La skimmianina isolata dalla pianta ha ridotto l’infiltrazione di neutrofili, la perossidazione lipidica e lo stress ossidativo delle cavie trattate con carragenina [36].
L’8-metossi-cromen-2-one ha inibito citochine e complesso NF-κB nelle cellule J774 stimolate dai lipopolisaccaridi; nei test sui ratti con artrite indotta dal collagene ha alleviato i livelli di TNF-α, IL-1β, IL-6 ed NO dimostrando una possibile applicazione terapeutica [37].
L’inalazione di undecan-2-olo, uno dei composti volatili presenti nell’olio essenziale, ha incrementato significativamente la concentrazione di lisozima dei topi; anche undecan-2-one e diversi derivati hanno incrementato la produzione di anticorpi [38].
Antigotta
Un estratto di Ruta graveolens e i principali flavonoidi isolati, quercetina e rutina, hanno mostrato di inibire l’enzima xantina ossidasi che degrada le purine producendo acido urico [39].
Gastroprotettivo, cicatrizzante
La somministrazione orale di un estratto alcolico di ruta nei topi trattati con etanolo ha ridotto incidenza, gravità e dimensione delle ulcere proteggendo lo mucosa gastrica in maniera dose dipendente. Applicato localmente ha promosso la guarigione delle ferite velocizzando la contrazione della ferita [40].
In un altra ricerca un estratto cloroformico ha potenziato il processo di riepitelizzazione [41].
Antiaggregante
Estratti a base di callo e fogliame di Ruta graveolens hanno dimostrato una moderata azione emolitica alla concentrazione di 500 μg/ml [42].
Dictamina, skimmianina, psoralene, rutacultina, clausindina e graveolinina isolate dalla pianta hanno inibito l’aggregazione piastrinica indotta da acido arachidonico e collagene [43].
Antitumorale
Diversamente dal temozolimide, noto farmaco chemioterapico, l’estratto acquoso di ruta ha causato la morte selettiva delle cellule del glioblastoma e dei neuroni non differenziati promuovendo la plasticità di quelli differenziati.
Ha mostrato effetti diversificati in base al tipo di cellule coinvolte: nel caso delle neuroepiteliali ha incrementato la fosforilazione della chinasi segnale-regolata extracellulare (ERK) [44], nelle endoteliali l’ha ridotta [45].
Antivirale
Diversi fitocostituenti della Ruta graveolens hanno mostrato una significativa attività antivirale nei confronti del Rhinovirus Umano 2 (HRV-2), i più potenti sono l’arborinina (IC50 3.19 ± 2.24 μM) e la 6,7,8-trimetossicumarina (IC50 11.98 ± 7.53 μM) [12].
Antibatterico, antielminico
Estratti a base di ruta sono risultati attivi nei confronti di Escherichia coli, Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa [46].
In un altra ricerca ha contrastato efficacemente Streptococcus mutans e sobrinus, i principali agenti patogeni della carie dentale, dall’estratto metanolico sono stati isolati γ‑fagarina e kokusaginina che potrebbero spiegare quest’azione [47].
Un estratto metanolico ha inibito Escherichia coli, Klebsiella oxytoca, Enterobacter aerogenes, Enterobacter amnigenus, Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus xylosus e Achromobacter xylosoxidans con valori estremamente bassi (< 2 mg/ml). Si è dimostrato 10 volte più letale del farmaco convenzionale albendazolo per i protoscolici, le larve del verme parassita Echinococcus granulosus [48].
Antimicotico, alghicida
L’estratto etanolico di radice di Ruta graveolens ha bloccato la crescita del fungo acquatico Saprolegnia con un valore MIC di e 25×10 alla terza μg/ml [49].
L’olio essenziale ottenuto dalla parte aerea ha inibito Staphylococcus aureus e Candida albicans [50].
Il rutacridone epossido isolato dalle radici si è dimostrato superiore ai fungicidi commerciali nel controllo di diverse specie di funghi patogeni comuni in agricoltura. In più ha mostrato una potente azione alghicida contro l’Oscillatoria perornata [51].
Diversi fitocostituenti estratti dalle foglie hanno mostrato una certa attività contro Colletotrichum, Fusarium, Botrytis e Phomopsis [52], potrebbe avere potenziali applicazioni in agricoltura considerando anche le proprietà erbicide.
Insetticida
Un estratto acquoso a base di ruta ha dimostrato una potente attività repellente ed insetticida nei confronti del tonchio del mais (Sitophilus zeamais) [53]. In un altra ricerca è risultata più selettiva di Copaifera langsdorffii e Chenopodium ambrosioides nel controllo degli eulofidi, noti parassiti del pomodoro [54].
La combinazione di estratti a base di foglie e cipermetrina si è rivelata superiore degli elementi singoli nel controllo della zanzare (Anopheles stephensi), il principale vettore della malaria in India e nel Golfo Persico [55].
L’olio essenziale ha espresso un potente effetto insetticida sulle larve di Culiseta longiareolata [56].
Il timolo isolato dalla parte aerea ha dimostrato una marcata azione insetticida contro Sitophilus zeamais e oryzae [57].
Erbicida
Un estratto acquoso di Ruta graveolens ha ridotto la percentuale di germinazione di amaranto, erba sofia e portulaca [58].
Graveolina e 8-metossipsoralene isolati dalla parta aerea hanno inibito la crescita dei germogli di Lactuca sativa riducendone anche il contenuto di clorofilla, il 5-metossipsoralene quella di Agrostis stolonifera. L’azione sembra esplicata, almeno parzialmente, attraverso l’inibizione della divisione cellulare
In un altra ricerca la graveolina si è comportata come un inibitore della catena di trasporto degli elettroni durante la fotosintesi ed interferito con lo sviluppo delle biomassa vegetale [59].
TOSSICITA’
La ruta è una pianta negletta e controversa, ritenuta dalla maggior parte degli erboristi moderni come una specie tossica e pericolosa, sebbene i casi di intossicazione siano molto rari.
In alcuni studi in vitro è risultata genotossica e mutagenica per i leucociti umani, tuttavia l’azione è specifica per gli alti dosaggi dell’estratto cloroformico e del tutto trascurabile nel caso di quello acquoso [60].
Diversi alcaloidi furanoisoquinolici sono noti agenti promutageni ma l’estratto crudo ha una tossicità inferiore ai composti puri, assente con i bassi dosaggi [61]. La radice ne contiene di molto potenti come l’isogravacrindoclorina, un alcaloide che agisce con un meccanismo frame-shift [62]. Il seme è la parte che vanta la più alta concentrazione di questi composti, si è dimostrato tossico già dosaggi relativamente bassi [63].
In una ricerca del 2010 degli estratti acquosi liofilizzati di ruta sono stati somministrati ai topi per un periodo di 4 giorni consecutivi causando un’elevazione da lieve a moderata dei livelli AST e ALT, allo stesso tempo hanno ridotto il rapporto albumina-globulina e la conta dei neutrofili. I ricercatori hanno ipotizzato anche una certa azione emotossica sulla base della discreta policromasia osservata nelle cavie.
Bisogna sottolineare però che i dosaggi impiegati sono estremamente alti, estranei a qualsiasi manuale o protocollo. Non si capisce come gli autori possano aver considerato la tazza giornaliera media pari a 189g di ruta essiccata da rapportare poi al peso dei topi, per giunta come la dose più bassa tra le 3 testate non oralmente ma col metodo della sonda gastrica che è noto per causare un picco farmacologico superiore rispetto al consumo tradizionale. C’è da stupirsi, allora, che abbiano rilevato solo una lieve tossicità tutto sommato [64].
Uno studio precedente in cui era stato somministrato oralmente un estratto esanico 100x alla dose di 500mg/kg giornalmente per 3 settimane non aveva rilevato alcun segno di tossicità se non un leggero innalzamento della fosfatasi alcalina indicativo di un certo sforzo epatico [65].
Nel caso dell’estratto acquoso, di gran lunga meno concentrato, è stata notata invece un’azione epatoprotettiva nel modello animale da tetracloruro di carbonio (CCl4) [66].
C’è anche un caso di una donna Taiwanese di 78 anni che ha sviluppato bradicardia, fallimento renale acuto con iperkaliemia e coagulopatia dopo aver assunto per 3 giorni un decotto con 50g di parte aerea [67].
Tuttavia non sono stati individuati bene i meccanismi farmacologici dell’intossicazione, nè sono stati confermati i dosaggi assunti, comunque molto più consistenti di 1 o due cucchiai per tazza come raccomandato, o la reale identità botanica della pianta raccolta dall’anziana potenzialmente inesperta.
In più il paziente ha utilizzato la parte aerea fresca che, sebbene manchi uno studio comparativo, è notoriamente più tossica per l’alto contenuto di olio essenziale. Questo è altamente irritante anche a livello locale e può causare delle caratteristiche vesciche in presenza di luce solare per la sua potente azione fotosensibilizzante.
Per questo si raccomanda di raccogliere la ruta con guanti o protezioni, anche se devo dire che sono tanti anni che seleziono foglie e fiori a mano dallo stelo ricoprendomi completamente di olio senza aver mai notato irritazioni o altri problemi.
Come per la signora intossicata un caso non dimostra nulla, conviene comunque prendere le dovute precauzioni.
FITOCOMPLESSO
Alcaloidi: kokusagenina, skimmianina, graveolina, graveolinina, arborinina, evolitrina, pteleina, armalina, rutacridone, rutacridone epossido, idrossirutacridone epossido, evoxantina, edulina, edulinina, dictamnina, 6-metossidictamnina, rutaverina, γ-fagarina, gravacridonolo, gravacridone, gravacridonediolo, acetato di gravacridonediolo, monometiletere di gravacridonediolo, gravacridonentriolo, gravacridoneclorina, gravacridonolclorina, isogravacridoneclorina, isogravacridonclorina, rutagravina, isorutagravina, allacridone, diidroallacridone, furoacridina, furoacridone, diidrofuroacridone, rutalinium, ribalinium, rutalinidina, ribalinidina, altri derivati chinolonici ed acridonici;
cumarine: cumarina, rutamarina, bergaptene, xantotossina, isopimpinellina, umbrelliferone, scopoletina, psoralene, 5-metossipsoralene, 8-metossipsoralene, ernianina, rutaretina, imperatorina, isoimperatorina, rutacultina, calepina, clausinidina, metoxsalene, naptoerniarina, 8-metossicromen-2-one;
flavonoidi: rutina, quercetina, isoquercetina, quercitrina, apigenina, cricina, isoarmnetina, campferolo, miricetina, vitessina, luteolina, iperoside;
flavanoli: patuletina, gallocatechina, epigallocatechina apicatechina, gallato di epicatechina;
acidi fenolici: acido clorogenico, acido isoclorogenico, acido rosmarinico, acido caffeico, acido p-cumarico, acido sinapico, acido ferulico, acido gallico, acido ellagico, acido protocatecuico, acido siringico, acido vanillico;
composti volatili: mircene, limonene, terpinolene, naftalene, eucaliptolo, α-pinene, timolo, eudesmolo, fitolo, elemolo, geyrene, geijerene, piperitone, ossido di piperitone, davanone, β-tujene, β-terpenil acetato, p-cimene, epossido di ascaridolo, geranil isovalerato, corimbolone, germacrene D, borneolo, cicloeptano, bifenile, bifenilene, α-farnesene, antracene, diidroactinidiolide, acido octanoico, acido nonanoico, acido decanoico, acido dodecanoico, acido tetradecanoico, acido pentadecanoico, acido esadecanoico, acido eptadecanoico, 2-undecanolo, 2-dodecanolo, 2-tridecanolo, 2-udecanone, 3-dodecanone, 2-tridecanone, pentacosano, esacosano, eptacosano, nonacosano, entriacontano, 2-acetossitridecano, -2-propionilossitridecano, 2-nonilacetato, 2-docilacetato, 2-octilacetato, 2-undecanale, epta-decanale, 2-metilundecanale.
Diversamente dal classico luogo comune romantico e molto citato che vuole la ruta venga raccolta la mattina presto all’alba, le maggiori concentrazioni di composti volatili sono state identificate a mezzogiorno. La pianta produce la percentuale più alta durante la fioritura nella stagione estiva [67]. Anche gli alcaloidi sono ai massimi livelli in questo periodo [68].
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