Il nome Lactuca deriva da lactus che in latino identifica il latte. Infatti la pianta, una volta incisa, secerne un abbondante liquido bianco e lattiginoso.
Gli antichi Greci associavano la lattuga selvatica all’impotenza maschile e la servivano durante i funerali. Erodoto la menziona come pietanza degli dei Persiani del 400 a.C..
Gli antichi Romani la usavano come afrodisiaco ed analgesico: si dice che Augusto le avesse dedicato una statua dopo essere stato guarito da una malattia mortale.
Il naturalista Plinio il Vecchio ne descrive le proprietà nella sua Naturalis Historia. Gli Egiziani estraevano dai semi un olio molto pregiato dalle proprietà afrodisiache e promotrici della fertilità oltre che analgesiche e narcotiche.
MEDICINA TRADIZIONALE
Nella medicina Unani la Lactuca serriola, nota come kahu, viene impiegata come sedativo, ipnotico, antisettico, espettorante, antitussivo, purgante, vasorilassante, diuretico ed antispastico. Viene considerata molto efficace contro bronchite, asma e pertosse.
Il lattice essiccato, chiamato lactucarium, viene consumato come rimedio per insonnia, ansia, nervosismo, iperattività, tosse secca, pertosse e dolori reumatici. Si usa anche la parte aerea fresca o essiccata sotto forma di decotto, infuso o tintura alcolica; dai semi si estrae un olio dalle proprietà antipiretiche ed ipnotiche [1].
In Afghanistan selezionano le radici fresche dalle piante fiorite e le incidono lateralmente diverse volte. Quindi le lasciano a mollo per una notte in un recipiente pieno d’acqua a temperatura ambiente, facendo attenzione a proteggerlo dalla luce che danneggia il preparato e lo rende inefficace. L’infuso viene filtrato e consumato prima dell’alba come rimedio per la malaria [2].
Viene menzionata nella Farmacopea degli Stati Uniti e nel Codice Farmaceutico Britannico sin dalla fine dell’800 come losanga, tintura, sciroppo a scopo sedativo, antitussivo, ipnotico; prescrivibile anche ai bambini per via dell’assenza di tossicità e di effetti collaterali pericolosi.
In Sicilia le foglie fresche venivano consumate bollite dalle partorienti per stimolare la produzione di latte [3].
IOSCIAMINA NELLA LATTUGA?
Nel 1892 Dymond notò che un estratto di lattuga comune preparato a Hitchin nel Regno Unito avesse una potente azione midriatica e caratteristiche organolettiche simili a quelli a base di belladonna. Rilevò nel preparato un alcaloide responsabile degli effetti sulla pupilla.
Tuttavia testandone 5 grani (circa 330 mg) sentì soltanto una leggera sedazione incompatibile con gli effetti potenti della iosciamina o di altri simili alcaloidi tropanici.
Per escludere la possibile contaminazione del materiale con belladonna o altre solanacee anticolinergiche testò degli altri estratti.
Tre provenivano da Market Deeping: il primo a base di lattuga comune, il secondo di lattuga romana e il terzo di virosa. Il quarto fatto con una specie di lattuga selvatica non specificata era stato acquistato da un rivenditore commerciale.
Gli estratti di Lactuca sativa avevano un odore particolare simile alla piridina assente in quella selvatica.
In tutti i campioni identificò l’alcaloide midriatico, le quantità minori risultavano nella romana.
Lo rilevò anche in un estratto alcolico a base di parte aerea fiorita essiccata di lattuga selvatica e nella lattuga comune fresca.
Dopo aver purificato l’alcaloide in forma di cristallo notò fosse molto simile alla iosciamina come aspetto e caratteristiche ma che avesse un punto di fusione leggermente più basso (104.1 contro 108.5 C°) probabilmente dovuto, secondo lui, ad impurità atropiniche.
L’autore ricorda che la lattuga per l’insalata e l’uso alimentare viene raccolta durante lo stadio vegetativo quando l’alcaloide è presente solo in tracce, ma mette in guardia da un consumo eccessivo potenzialmente anche fatale secondo lui.
Nel corso degli anni Dymond aveva esaminato diversi campioni di lactucarium di fattura Inglese e Tedesca senza mai notare la minima attività midriatica o alcaloidi.
Secondo lui il valore narcotico di questo preparato è pressocchè nullo, un mito basato soltanto sull’aroma in comune con l’oppio.
Gli effetti sedativi della pianta, quando presenti, sarebbero dovuti soltanto alla iosciamina assente nel lactucarium [4].
Questa sua teoria che identificherebbe la Lactuca come semplice anticolinergico è stata largamente screditata alla luce della recenti scoperte sulla farmacologia di lactucina e lactucopicrina, già nel 1833 Hirschfeld aveva osservato sugli animali che il principio narcotico fosse volatile e lo raccomandava nel trattamento di convulsioni, tosse e spasmi [5].
Da osservazioni personali posso dire che è anche altamente fotolabile, inoltre il lattucario tende a seccare e a perdere potenza progressivamente anche ben conservato.
E’ probabile che sia per questo che l’effetto sedativo così evidente per alcuni autori è inavvertito da altri.
Inoltre se davvero l’alcaloide fosse presente nella pianta non c’è modo che possa “scomparire” dal lactucarium, al contrario dovrebbe evidentemente concentrarsi.
Tuttavia tutte le analisi affidabili effettuate sul prodotto non hanno mai rilevato iosciamina o altri tropanici [6].
CONTROVERSIA MIDRIATICA
In seguito Bratithwaite e Stevenson estrassero 1kg di Lactuca virosa fresca tramite etere ed ottennero circa 1g di estratto che però risultò inattivo [7].
Stranamente Farr e Wright ottennero 0,6 di estratto alcaloidale da 1kg dello stesso materiale che indusse un potente effetto midriatico su 4 soggetti. Wright ripetè l’esperimento con la Lactuca muralis rivelando solo piccole tracce nella radice (0.015%) e ancor più piccole nelle foglie (0.006%) [8].
Gli unici dati sperimentali a supporto dell’ipotesi midriatica, Dyson e Farr, sono poco conclusivi e gli stessi autori, per via delle quantità minute di alcaloidi rilevate, non hanno escluso eventuali contaminazioni.
E’ più robusta la letteratura a sfavore: già nel 1863 Gerber aveva testato il lactucarium esternamente su dei conigli riportando l’assenza di midriasi [9].
Per chiarire definitivamente la questione, Munch nel 1933 testò 4 campioni diversi di lactucarium e 3 di lattuga commerciale senza trovare traccia di effetti midriatici [10].
Samorini da per scontata l’attività midriatica della lattuga selvatica opposta alla miotica dell’oppio, riportando gli scritti di Eliano, Plinio e Mattioli, in cui viene fatta menzione delle proprietà del lattice nel trattamento dei disturbi della vista; oltre a Dioscoride che metteva in guardia da un consumo eccessivo di insalata pericoloso per la vista [11].
Inoltre riporta una concentrazione di iosciamina dell’0,2%, probabilmente una distrazione o un errore di battitura.
In base alla pubblicazione di Dymond, infatti, la concentrazione di iosciamina sarebbe sotto lo 0.001% nella di lattuga comune fresca fiorita e 0.02% nel relativo estratto.
CASI D’AVVELENAMENTO
Dei casi di avvelenamento documentati in Iran sembrano suggerire che la lattuga selvatica possa avere una certa tossicità anticolinergica e richiedere l’ospedalizzazione del consumatore.
Tuttavia non si fa menzione di dosaggi, modalità, storia clinica ed altre informazioni essenziali; si nomina specificatamente la Lactuca virosa ma non credo proprio che la specie sia stata correttamente identificata degli intossicati né dai ricercatori.
In Besharat et al. si conclude la pubblicazione ipotizzando che la tossicità sia dovuta al periodo di raccolta sbagliato, a Maggio prima del suo periodo balsamico in estate inoltrata.
Questo non ha senso dato che i principi attivi della pianta sono davvero minimi prima della fioritura, quando tenera è ancora più sicura di quella fiorita.
I consumatori hanno mangiato direttamente il fogliame fresco di piante immature, un metodo che renderebbe impossibile l’assorbimento di quantità farmacologicamente efficaci a scopo narcotico (date le ridotte quantità di lattice e, se davvero ce ne fosse, di iosciamina).
Un caso particolare è rappresentato dai 3 eroinomani che si sono iniettati un decotto di foglie di lattuga selvatica in polvere, identificate inaffidabilmente come virosa.
I sintomi tra cui dolori, leucocitosi e febbre lasciano pensare più ad una risposta immune non istimanica simil-batterica che non all’azione farmacologica diretta dei principi attivi della pianta, oltre che alla preparazione grossolana e alle cattive condizioni igieniche dell’iniezione [12].
In alcuni siti come https://www.tecnologia-ambiente.it/lattuga-selvatica si legge anche che la pianta avrebbe un alto contenuto di cumarine tale da renderla velenosa, non c’è niente che supporti ciò.
Gli stessi casi di avvelenamento non comprendono sintomi renali caratteristici dell’intossicazione cumarinica.
Evitiamo di commentare il distinguo tra virosa tossica e serriola edibile che è davvero ridicolo.
ANTICOLINERGICO O ANTIDOTO?
Sull’attività midriatica posso anche discutere, ma non c’è nessun sintomo anticolinergico a nessun dosaggio con nessuna parte della pianta.
Neanche la bocca secca che già si può avvertire con 5 semi di stramonio, figuriamoci i sintomi caratteristici degli alti dosaggi.
D’altronde da studi fitochimici si è visto che lactucopicrina e 8-deossilactucina inibiscono l’enzima acetilcolinesterasi in maniera dose-dipendente con valori IC 50 rispettivamente di 150.3 μM e 308.1 μM contrastando potenzialmente l’intossicazione da Datura o altri agenti anticolinergici [13].
In più la lactucina è un agonista non selettivo dei recettori A1 e A2a dell’adenosina, contrasta la tachicardia e dilata le arterie coronariche limitando la compromissione cardiovascolare [14].
FITOCOMPLESSO
La Lactuca serriola contiene:
terpenoidi: isoshyobunone, isocembrolo, ossido di alloaromadendrene, lactucina, diidrolactucina, 8-deossilactucina, lactucopicrina, deiidrolactucopicrina, lactucerina, lactulone, lactucerolo, picriside A, crepidiaside A, lactuside A, lactucin-15-ossalato, jacquinellina, acidi lactucici
composti fenolici: quercetina, luteolina, campferolo, acido clorogenico, caffeico, ferulico, sorbico e cumarico;
fitoalessine: lattucenina A; steroli: germincolo, α-amirina, β-amirina; fitosteroli: stigmasterolo, β-sitosterolo, campesterolo;
steroidi: 14b-perganano, 4-piprdenone; saponine;
cumarine;
tannini.
FARMACOLOGIA
Narcotico, antiadditivo
La parte più preziosa della pianta è il lectucarium, il lattice essiccato che veniva prelevato tramite incisione con una tecnica simile a quella dei papaveri da oppio. È curioso notare che, sebbene questo preparato sia simile all’oppio in quanto a caratteristiche organolettiche e farmacologiche , non contiene composti oppioidi ma piùttosto inibisce l’enzima encefalinasi (NEP) deputato al clivaggio e alla degradazione di diversi peptidi tra cui le encefaline, composti endogeni dalle proprietà oppioidi [16].
Questo meccanismo può spiegare perchè l’estratto di Lactuca serriola previene lo sviluppo della tolleranza agli effetti della morfina [17].
Analgesico, sedativo
Un estratto metanolico di steli e semi di Lactuca serriola ha indotto una potente attività analgesica superiore all’acido acetilsalicilico nei modelli animali, senza però mostrare effetti antinfiammatori [18].
Il composto più potente a questo riguardo è la lactucopicrina che ha superato l’ibuprofene in alcuni test, dove insieme alla lactucina ha anche inibito la motilità spontanea [19].
Antinfiammatorio
La lactucopicrina ha inibito lo spostamento citoplasmatico del fattore di trascrizione p65 mediato dalla dineina nei macrofagi stimolati con lipopolisaccaridi (LPS) inibendo l’attivivazione di NF-κB e reprimendo l’espressione di IL-1β, IL-6 e TNF-α.
In più ha ridotto l’area della placca arteriosclerotica dei ratti sottoposti a dieta ad alto contenuto di grassi in maniera dose dipendente [20].
Antidepressivo, ansiolitico
In uno studio randomizzato a doppio cieco su 54 pazienti affetti da disturbo ansioso depressivo misto i semi di Lactuca serriola hanno ridotto in maniera significativa ansia e sintomi della depressione [21].
Nootropico, neuroprotettivo
La lactucopicrina ha protetto le cellule C6 dagli effetti tossici della scopolamina ripristinando l’espressione delle proteina antiapoptotiche e i livelli di antiossidanti. Inoltre ha potenziato la secrezione del fattore di crescita nervoso NGF e lo sviluppo degli assoni [22].
In un’altra ricerca ha inibito l’acetilcolinesterasi promuovendo anche la crescita assonica attraberso l’attivazione della proteina chinasi Ca²⁺/calmodulina-dipendente (CaMKII). Attiva il fattore di trascrizione 1 (ATF1) modulando TrkA, ERK e sinaptofisina 1; inoltre ha stimolato i livelli delle neurotrofine [23].
Adenosinico, antivirale
La lactucina agisce come agonista per il recettore dell’adenosina in maniera opposta a caffeina ed altre xantine contribuendo al noto effetto sedante [24]. La lactucopicrina ha un’affinità superiore della stessa adenosina per il rivestimento in 2′ della proteina nsp16 codificata dal virus SARS-CoV2, potrebbe avere potenziali applicazioni terapeutiche nel controllo dell’infezione [25].
Ipotensivo
Il trattamento con 5g di semi di Lactuca serriola in polvere per 6 settimane ha ridotto la pressione arteriosa dei soggetti ipertesi superando l’amlodipina nel controllo dei sintomi associati tra cui mal di testa, vertigini ed insonnia [26].
Antispastico
Un estratto metanolico a base di parte aerea ha indotto effetti spasmogenici alle basse concentrazioni (0.03 – 3.0 mg/mL) nelle cellule intestinali dei conigli, alle alte (5 mg/mL) invece ha un’azione spasmolitica marcata. In altri test ha attenuato le contrazioni spastiche indotte da carbacolo e K+ mediante il blocco dei canali del calcio [37].
Dimagrante, ipolipido
La lactucina ha ridotto l’accumulo di grasso dei topi sottoposti a dieta ad alto contenuto di grassi durante la differenziazione degli adipociti ed abbassato i livelli dei marker della sintesi lipidica. Arresta l’espansione clonale mitotica (MCE) riducendo la fosforilazione di JAK2 e STAT3 [28].
La Lactuca serriola ha superato la Withania somnifera nel ridurre lo stress ossidativo e migliorare i parametri biologici dei conigli albini sottoposti a dieta aterogenica [29].
Ipoglicemico
Nel modello animale da iperglicemia ha ripristinato la funzione delle cellule β e la secrezione di insulina migliorando anche la tolleranza al glucosio [30].
Antitumorale
Un estratto metanolico di Lactuca serriola ha mostrato una significativa attività citotossica nei confronti delle linee tumorali A549, HePG, MCF7 e HCT116 [31]. In un altro studio ha ridotto la viabilità delle cellule del carcinoma ascite di Ehrlich ristorando i parametri ematologici e prolungando il tempo di sopravvivenza delle cavie [32].
Antiossidante, erbicida
L’olio essenziale di Lactuca serriola ha manifestato un forte effetto antiossidante, inoltre ha inibito completamente la germinazione della specie infestante Bidens pilosa [33].
Antiveleno
Un estratto metanolico di Lactuca serriola ha protetto i topi dal veleno altamente tossico dello scorpione Buthus atlantis attenuando la gravità della lesione e l’alterazione degli enzimi sierici [34].
Antimalarico
La lattucina ha mostrato un attività inibitoria completa nei confronti del clone HB3 del ceppo Honduras-1 del Plasmodium falciparum alla dose di 10 μg/ml, la lactucopicrina è meno potente e inibisce il protozoo a 50 μg/ml [2].
Antibatterico
Estratti acquosi e metanolici di fogliame di Lactuca serriola sono attivi nei confronti dei ceppi di Pseudomonas aeruginosa multi-farmaco resistenti [35]. In altri test ha inibito la crescita di Staphylococcus aureus e saprophyticus [36].
Antimicotico
La lattucenina A, una fitoalessina isolata dalla lattuga selvatica, ha inibito il fungo Cladosporium herbarum [37].
RACCOLTA E LAVORAZIONE
La concentrazione di lactucarium è massima all’inizio della fase di fioritura, prima è molto più diluito e dopo tende a diminuire seccando con l’avvicinarsi della fine del ciclo vitale della pianta.
Nel tempo, per via dell’enorme dispendio di tempo e fatica necessario alla raccolta del lattice per incisione, si è passati a tecniche di estrazione meccanica a base idroalcolica. In genere si utilizza il la parte aerea fresca: con l’essiccazione la pianta perde molto, in più il lattice secco è molto più difficile da estrarre.
I principi attivi della pianta, principalmente lactucina e lactucopicrina, sono scarsamente solubili in acqua e altamente termo e fotolabili, per questo conviene infondere la pianta fresca in soluzione alcolica ad almeno 40C°. Si può anche utilizzare l’etanolo al 96% in purezza, questo semplifica la riduzione evaporando più facilmente dell’acqua senza l’ausilio di calore.
Nel caso si voglia comunque procedere con un estrazione acquosa, conviene mantenere la temperatura sotto i 40C° e favorire tempi d’infusione lunghi. La fermentazione aumenta notevolmente la resa del prodotto finale ma influisce negativamente sulla potenza. Per avere un estratto acquoso più qualitativo si può frullare la pianta con una quantità minima di acqua quindi filtrare ed essiccare il liquido in un disidratatore alimentare.
La lavorazione meccanica con un frullatore (dev’essere un modello molto robusto) può essere applicata anche all’estrazione alcolica riducendo il tempo necessario. Il prodotto finale, soprattutto quello dell’estrazione acquosa, ha una consistenza molto gommosa e si presta alla masticazione. L’ingestione diretta ne riduce notevolmente gli effetti, così come la le alte temperature tipiche della combustione. In quel caso veniva vaporizzato con una fiamma indiretto come si usa per l’oppio.
FONTI
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24)Qasem, Jamal R. “Prospects of wild medicinal and industrial plants of saline habitats in the Jordan valley.” Pak J Bot 47.2 (2015): 551-570.
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COME PER ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA “ETNOBOTANICA”, QUI NON SI VUOLE INCORAGGIARE L’USO O L’ABUSO DI LATTUGA SELVATICA O DERIVATI , MA SOLTANTO FORNIRE INFORMAZIONI A TITOLO EDUCATIVO, UTILI ANCHE NELLA RIDUZIONE DEL DANNO. OLTRE CHE PROMUOVERE LA CONOSCENZA DELLE SUE POTENZIALITA’ FARMACOLOGICHE E TERAPEUTICHE.