L’assenzio maggiore (Artemisia absinthium) è un’erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Dedicato alle dee Artemide e Diana, nell’Antica Roma veniva considerato un erba protettrice e profetica in tutto il mondo antico; i soldati romani lo mettevano dentro i sandali per andare più veloci e per resistere più a lungo durante le marce. In Cina e Giappone veniva tenuto sugli usci per allontanare i malanni e gli spiriti maligni; stesso uso ebbe nell’Europa medievale dove veniva ritenuto un dono fatto dai tritoni all’umanità. E’ stato anche l’ingrediente principale della birra prima dell’avvento del luppolo e veniva fumato come tabacco dai marinai.
In Sicilia gli anziani facevano lo stesso con l’Artemisia arborescens, una pianta molto vicina all’absinthium. Nel 1792 il medico francese Henry Louis Pernod creò la ricetta del famoso liquore omonimo, riprendendo quella di un medico svizzero, denominato “assenzio come rimedio fitoterapico”. Il distillato venne poi bandito nel corso del XX secolo in diversi stati degli USA per via del suo potenziale allucinogeno che si imputava al tujone, un terpenoide presente nell’artemisia.
In realtà non era il tujone a causare gli effetti psicoattivi e i danni cerebrali, ma l’alcol. Bisogna infatti considerare che l’artemisia non era l’unico ingrediente della bevanda ma veniva fatta macerare insieme a melissa, issopo, angelica, anice stellato, dittamo di Creta, ginepro, noce moscata, veronica, semi di anice e di finocchio. Quindi il menstruum veniva distillato riducendo ulteriormente il contenuto di tujone.
Gli effetti psicoattivi dell’artemisia stessa non sono dovuti solo al tujone, ma anche a molti altri terpenoidi e composti aromatici presenti nel ricco fitocomplesso della pianta tra cui acido rosmarinico, canfora, mircene, linalolo, etc.
Gli estratti di Artemisia absinthium sono potenti attivatori dei recettori muscarinici e nicotinici (IC50 <1mg/ml), con un azione comparabile a quella del cloridrato di carbamilmetilcolina. Come altri agenti colinergici sono molto efficaci nello stimolare l’attività onirica e la memoria al risveglio.
Sono in molti ancora a credere che il tujone abbia effetti simili al THC per via della somiglianza strutturale, l’affinità per i recettori dei cannabinoidi è insufficiente ad avocare effetti psicotropi. Studi sugli animali dimostrano che agisce come inibitore del recettore GABA-A causando eccitazione in base alla dose. Infatti solo oltre una certa soglia diventa neurotossico e può causare convulsioni ed altri sintomi importanti, al contrario i dosaggi medio-bassi sono neuroprotettivi.