Quando si parla di neuroscienze, o in generale di tutto ciò che riguarda lo studio del funzionamento del cervello, siamo abituati a rappresentazioni molto incentrate sulla definizione di aree cerebrali circoscritte, o network, che sono particolarmente attive o silenti durante compiti specifici, stati affettivi o patologie psichiatriche.
Sulla base delle immagini suggestive che ci forniscono i dati di risonanza magnetica, leggiamo nelle riviste scientifiche e oramai sempre più spesso anche in quelle divulgative che ciò che vediamo viene processato dietro la nuca, ossia nel lobo occipitale; che un po’ più in alto gli stimoli sensoriali vengono integrati e collocati nello spazio che ci circonda; che un’intensa attività dell’amigdala è associata alla paura e, se questa persiste, a disturbi legati all’ansia; che nella corteccia frontale avvengono le funzioni cognitive più evolute come il ragionamento e la pianificazione, e così via.
Chi si è iscritto a una facoltà di psicologia o ha approfondito da sé la materia per puro interesse, ha appreso che le cellule che a miliardi popolano il cervello, chiamate neuroni, scambiano incessantemente tra di solo segnali elettro-bio-chimici seguendo delle leggi molto precise, necessarie e sufficienti per il corretto funzionamento dell’attività di “scarica”, al di fuori della quale il neurone è “silente”.
Ciò che raramente viene detto, sia nei libri che nei corsi universitari e, insospettabilmente, anche in molti laboratori di ricerca, è che tra questi due livelli di indagine (quello microscopico delle singole cellule e quello macroscopico che riguarda porzioni di cervello che si estendono anche per diversi centimetri) esiste un divario abissale. Il cervello è l’organo che ci consente di fare tutto quello che facciamo e regola anche l’attività dei nostri organi interni, ci fa sentire la fame, il caldo e quelli che sono i nostri bisogni più o meno impellenti e fa sì che agiamo in funzione dei nostri scopi. Erroneamente, molti pensano che il suo funzionamento si basi semplicemente sul dirigere come in un’orchestra delle componenti specializzate che al momento opportuno devono suonare la loro partitura e successivamente fermare gli strumenti. Tanto per il cervello quanto per l’orchestra questa visione è fortemente approssimativa, eppure piuttosto comune, e nel campo delle neuroscienze prende il nome di modularismo.
La detenzione delle onde cerebrali con l’elettroencefalogramma fu il primo esempio di misurazione diretta dell’attività del sistema nervoso centrale, ma il problema della coordinazione che la rende possibile è stato per lo più accantonato ai margini della ricerca accademica. La questione fu sollevata in principio dal neurobiologo Karl Lashley negli anni 40, e sin dalle sue prime osservazioni parve necessario adottare all’azione di massa dei neuroni un linguaggio che si attenesse alla fisica, più che alla normale biologia metabolica. Questi quesiti sono stati sviluppati incessantemente fino ad oggi, ed in particolar modo grazie al contributo di Walter Freeman III che, anticipando di decenni gli sviluppi delle neuroscienze computazionali, introdusse a partire dagli anni 70 il linguaggio della complessità nel paradigma di ricerca a cui diede il nome di neurodinamica. Tale punto di svolta ruppe in maniera inequivocabile una concezione del funzionamento del cervello basato su rapporti di causa ed effetto che si susseguono in maniera lineare, e dunque per un concatenarsi di necessità. È proprio questo tipo di concezione a portare molti eminenti neuroscienziati, ancor oggi, a negare il concetto di libero arbitrio e a vedere la coscienza sotto la lente di una epistemologia epifenomenica.
Dato che concetti così peculiari comunemente non vengono approfonditi nelle università né citati nei libri di testo, è stata da poco istituita una scuola che possa introdurre queste e altre questioni di frontiera ad un pubblico di giovani studiosi. Si tratta della FOM, Frontiers Of Mind Academy, presso l’università di Pisa che propone il primo percorso tra fisica, neuroscienze e pratiche contemplative. All’internod di questo programma, la prossima edizione della Summer School on Cognition and Consciousness si svolgerà interamente online (29 agosto – 6 settembre 2020). Qui maggiori dettagli sulla FOM e sull’evento estivo – ora spostato online con termine ultimo iscrizioni fissato al 15 luglio.
[Articolo di Mattia Pagin]