Etnobotanica 1: Kava, l’enteogeno del Pacifico

Parte oggi questa rubrica a cadenza quindicinale sulle piante psicotrope più interessanti che coinvolge tutti i continenti – all’Amazzonia all’Estremo Oriente, senza nessun limite geografico o culturale. Oltre a una parte teorica sull’etnobotanica e sulla farmacologia delle varie specie, gli articoli verranno integrati da una parte pratica con le informazioni tecniche su estrazione e lavorazione. Con un occhio di riguardo per le nuove scoperte della scienza moderna, ma senza sminuire il valore delle conoscenze antiche.

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BOTANICA

KavaIl genere Piper include circa 200 specie, 10 di queste vengono largamente impiegate per la produzione di spezie culinarie e fitofarmaci. La kava (Piper methysticum, dal latino “pepe intossicante”) è un cespuglio molto comune in gran parte delle isole dell’Oceano Pacifico. La radice, spesso chiamata erroneamente rizoma, è costituita da un vigoroso fusto principale da cui dipartono delle ramificazioni laterali che terminano in estremità sottili e filiformi.

Deriva da una cultivar selvatica più antica, Piper wichmannii. Analisi genetiche lasciano supporre che il methysticum, arbusto dioico sterile, sia stato clonato in seguito ad un lungo processo di selezione dei mutanti migliori [1].

La differenza principale tra le due specie sta nella radice che ha un tessuto molto più duro e legnoso nella wichmannii, infatti vengono spesso confuse o vendute indistintamente. Per esempio un campione raccolto a Tangoa in Vanuatu è stata identificato contemporaneamente da due erboristi come methysticum e wichmannii [2]. Anche tra i nativi le distinzioni sono poco chiare, infatti sull’isola di Vanuatu vengono chiamate indistintamente kava. In alcune zone come Maewo e l’isola di Pentecoste anche la specie selvatica viene impiegata per la preparazione della bevanda [3].

Diversi autori nel corso degli anni hanno formulato varie ipotesi sull’origine geografica della kava: nel 1959 Yuncker la definì “problematica” [4], poi Barrau ipotizzò fosse originaria dell’Indonesia orientale o di Papua Nuova Guinea [5]. Nel 1981 Smith ribadì che la provenienza della pianta fosse incerta [6], mentre nel 1989 Brunton suggerì che l’origine si potesse ritrovare nella Melanesia occidentale [7]. Lebot scrisse che la kava fosse stata introdotta dapprima a Vanuatu, luogo in cui si può ritrovare il maggior numero di cultivar diverse, meno di 3000 anni fa. Da lì si sarebbe poi diffusa in Fiji, Polinesia, Nuova Guinea e Micronesia.

Un’altra teoria, supportata anche dall’etnobotanologo italiano Samorini, si basa sul ritrovamento di un centinaio di mortai di pietra in Nuova Guinea e nelle isole vicine, particolarmente concentrati nell’arcipelago di Bismarck, isole Salomone e Nuova Guinea Orientale. Si ipotizza che, dati gli ornamenti preziosi, venissero impiegati in contesti rituali per la produzione di bevande disgustose a base di radici di Zingiberacee e Piper wichmannii. I martelli vennero poi abbandonati forse perchè la forma coltivata della kava, molto meno amara e nauseabonda, poteva essere masticata direttamente senza problemi.

Le discrepanze con la distribuzione geografica possono essere spiegate da un disuso della pianta che sarebbe tornata in voga successivamente, probabilmente in seguito alla selezione del Methysticum. La maggior varianza delle cultivar notata da Lebot a Vanuatu può essere spiegata dall’introduzione di altre varietà dalla Polinesia. La datazione di questi reperti potrebbe dimostrare che la kava venisse già consumata in Nuova Guinea più di 5000 anni fa [8]. (vai all’articolo integrale)

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Continuum fantastico ed esplorazioni psichedeliche

Erik DavisLungo il percorso “verso la maturità psichedelica”, venerdì 5 febbraio l’associazione studentesca Mens Ex Machina e il network di Psy*Co*Re, in particolare Simone Capozzi, propongono  un livestreaming con un ospite d’eccezione, lo scrittore, saggista  e critico culturale californiano Erik Davis. Il tema dell’incontro ruota intorno all’intreccio continuo tra fantastico, letteratura e psichedelia: «Il fantastico è uno psichedelico che apre ad esperienze straordinarie a partire dal un piccolo elemento fuori luogo, da qualcosa che non va», (come in Time out of Joint di Philip K. Dick).

Erik Davis è uno dei maggiori alfieri della stranologia, ovvero i «weird studies», e noto soprattutto per due importanti studi: High Weirdness: Drugs, Esoterica, and Visionary Experience in the Seventies (2019) e TechGnosis: Myth, Magic, and Mysticism in the Age of Information (1998). Quest’ultimo saggio, uscito  nel 2001 in italiano presso Ipermedium Libri, che nel 2014 ha pubblicato anche il suo Codici nomadi. Vol. 1: Avventure nell’esoteria moderna, esplora in particolare le affinità e i legami fra l’immaginario tradizionale legato al soprannaturale e l’immaginario contemporaneo – temi sviluppati anche in un’intervista del 2008 su Quaderni d’Altri tempi. Per ulteriori esplorazioni a tutto campo, da non perdere il suo ricco sito web e  lo spazio-newsletter di recente lancio su Substack  (a pagamento), Burning Shore: Consciousness Culture from a California Perspective.

#ThankYouPlantMedicine 2021

TYPM21Riprendendo il successo dell’edizione 2020, anche quest’anno sabato 20 febbraio 2021, tutti coloro che hanno beneficiato di piante medicinali psicoattive o sostanze psichedeliche condivideranno pubblicamente le loro storie sui social media utilizzando l’hashtag #ThankYouPlantMedicine, al fine di creare un’ondata virale di consapevolezza e gratitudine, spingendo per porre fine allo stigma socio-culturale (oltre che alle norme proibizioniste) ancora evidente un po’ ovunque.

L’evento globale è organizzato dall’omonima rete di attivisti (partendo dall’ambito Usa/anglosassone) e Psycore ne è il partner italiano.

La giornata di domenica 21 febbraio 2021 è dedicata alla condivisione in tutti i circoli in giro per il mondo, per consentire alle persone di incontrarsi, conoscersi, sperimentare la connessione e condividere le loro storie in uno spirito di gratitudine (anche se stavolta, per le restrizioni del Covid, molti circoli lo faranno tramite livestreaming).

In collaborazione con la Società Psichedelica Italiana, il 21 febbraio dalle ore 18:30 verrà facilitato un cerchio il  per chi volesse raccontare la propria storia o condividere delle riflessioni circa le piante e i funghi medicinali. Maggiori dettagli nei prossimi giorni, in questo spazio e sulla nostra pagina Facebook. Stay tuned!

Il 2021 di Psy*Co*Re: Verso la maturità psichedelica

Presentazione attività annuali 2021 della rete Psy*Co*Re: “Verso la maturità psichedelica”

Il livestreaming si è svolto Venerdì 29 gennaio 2021, ma la video-registrazione integrale resta disponibile sulla nostra pagina Facebook.

Livestreaming_29_1Il 2020 di Psy*Co*Re è stato caratterizzato soprattutto, a marzo, dal lancio del sito web psycorenet.org, e poi a dicembre dalla seconda edizione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia (SGPI20), con recenti rilanci anche su Repubblica e l’Espresso. Insieme ad altri eventi locali, si è trattato di attività con ampio successo di partecipanti e di pubblico, realizzate grazie alla  collaborazione del cccTo, dell’associazione studentesca Mens ex Machina, della Società Psichedelica Italiana e soprattutto di un folto gruppo di volontari, oltre a media partner quali Radio Radicale, Fuoriluogo ed Eco dai Palazzi.

Sulla scia di questi sviluppi positivi, il nostro obiettivo di fondo per il 2021 è quello di invitare tutti i soggetti interessati a coinvolgersi lungo un percorso collaborativo verso la Maturità Psichedelica. Prospettiva che poggia sul crescente interesse per la consciousness in senso lato e sul revival delle sostanze enteogene nella ricerca e nell’ambito mainstream anche in Italia. Nell’evento online del 29 gennaio saranno presentate la nuova linea grafica, il palinsesto delle attività settimanali e mensili in partenza, il piano editoriale del sito web,  i podcast tematici, e il canale web-tv su YouTube. Previste anche specifiche anticipazioni di alcuni eventi e iniziative editoriali già pianificate per i prossimi mesi, in particolare MindBooks: l’editoria della mente, evento realizzato in collaborazione col Salone del libro di Torino.

Queste alcune delle iniziative di Psy*Co*Re per il 2021 già in lavorazione: Donne psichedeliche, il mondo degli enteogeni visto dalle donne e per le donne (e non solo); Psychedelic Zeitgeist, un’indagine a tutto campo sugli intrecci tra la scena psichedelica e l’ambito filosofico, letterario, musicale, artistico, ecc. delle varie epoche storiche; Voci Straniere, interviste, podcast, commenti, da esperti e attivisti dello scenario internazionale; Psyk Social Club, il format dedicato a incontri in presenza oppure online per discutere o fare cose insieme senza pretese; Residenze Esperienziali (lecite), modalità ed eventi per esperire “stati altri di coscienza” senza l’uso delle sostanze, in piena legalità e sicurezza; Rassegna mediatica, commento epistemico e lettura comparata delle produzioni giornalistiche e letterarie  in circolazione su testate, media e social.

Per seguire l’evento dal vivo, si rimanda alla nostra pagina Facebook, al canale YouTube o questo sito web. Per i giornalisti e gli addetti ai lavori che volessero porre domande nel corso del livestreaming, occorre prenotarsi inviando una email a < psy.co.re.001@gmail.com > . Per ulteriori informazioni, non esitate a contattarci.

Usa: Enteogeni depenalizzati anche a Somerville (Massachusetts)

FunghettiNel maggio 2019 Denver fece storia  diventando la prima città statunitense a depenalizzare i funghi contenenti psilocibina per uso personale. Da allora il movimento per la riforma antiproibizionista psichedelica ha conquistato altre vittorie locali (Ann Arbor, Oakland, Santa Cruz) e in concomitanza con le scorse elezioni presidenziali gli elettori dell’Oregon hanno approvato l’innovativa Measure 109 (56%), mentre nella capitale Washington D.C. è passata l’Initiative 81 (76%). E martedì 12 gennaio anche il Somerville City Council ha approvato all’unanimità la norma che depenalizza il possesso e l’uso personale delle ‘piante enteogene’, inclusive di funghi psilocibinici, peyote, ibogaina.

Come accaduto nelle precedenti situazioni, il consiglio comunale di Somerville, cittadina poco a nord di Boston in Massachusetts, ha così riconosciuto i benefici di questi psichedelici naturali nel trattamento di problemi di salute mentale come la depressione grave e l’ansia, in aumento soprattutto durante l’attuale pandemia. La misura impone alle forze dell’ordine di assegnare a chi coltiva o usa queste piante e funghi la priorità più bassa nell’attività di pubblica sicurezza. Il provvedimento prevede inoltre che il procuratore-capo  cittadino e il parigrado federale non perseguano penalmente tali casi.

La coalizione promotrice include un ampio fronte antiproibizionista, tra cui le associazioni Bay Staters for Natural Medicine e la sezione statale di Decriminalize Nature. Questa serie di vittorie continuerà a tradurrà  in analoghe iniziative nel prossimo futuro. Dal giorno delle elezioni 2020, gli attivisti a San Francisco e nello stato di Washington hanno già annunciato nuovi progetti per la depenalizzazione, mentre la senatrice dello stato del New Jersey, Teresa Ruiz, e il senatore della California, Scott Wiener, hanno annunciato di voler presentare appositi disegni di legge per depenalizzare il possesso di funghi psilocibinici e altri psichedelici.

Rispetto all’Oregon, va intanto ricordato che l’Oregon Psilocybin Services Act creerà un programma per consentire la somministrazione di prodotti psilocibinici, come i funghi, agli adulti maggiori di 21 anni, a scopo terapeutico. I cittadini potranno acquistare, possedere e consumare psilocibina presso un centro di servizi, ma solo dopo una sessione di preparazione e sotto la supervisione di un facilitatore (la psilocibina in quanto tale resta sostanza illecita nella Tabella 1). Mentre con il Drug Addiction Treatment and Recovery Act, l’Oregon è diventato il primo Stato Usa a depenalizzare il possesso per uso personale di tutti gli stupefacenti, compresa la cocaina, l’eroina e la metanfetamina.

Le quantità personali depenalizzate sono fino a 1 grammo di eroina, fino a 1 grammo o 5 pillole di MDMA, fino a 2 grammi di metanfetamina, fino a 40 unità di LSD, fino a 12 grammi di psilocibina, fino a 40 unità di metadone, fino a 40 pillole di ossicodone e fino a 2 grammi di cocaina. Chi viene trovato in possesso di piccole quantità di droghe pesanti potrà evitare il processo e la possibile pena detentiva pagando cuna multa di 100 dollari e partecipando a un programma di recupero delle dipendenze. I centri di trattamento saranno finanziati con le entrate provenienti dalla marijuana legale.

In questi ultimi anni Decriminalize Nature è divenuta il motore primario per la depenalizzazione a livello nazionale, con una mission precisa: migliorare la salute e il benessere dell’uomo depenalizzando e ampliando l’accesso alle piante e ai funghi enteogeni attraverso l’organizzazione politica e comunitaria, l’educazione, la promozione e la sensibilizzazione rispetto a queste medicine. Decriminalize Nature è attiva nell’informare l’opinione pubblica sul valore dei funghi e delle piante enteogene al fine di proporre soluzioni per depenalizzare il rapporto dell’uomo con la natura. Per fonti naturali, funghi e piante enteogeniche, sono da intendersi innanzitutto i funghi contenenti psilocibina, i cactus contenenti mescalina, l’iboga, piante e/o combinazioni estratte di piante simili all’ayahuasca; e limitatamente a quelle contenenti i seguenti tipi di composti: ammine indoliche, triptamine, fenetilammine.

Infine, un accenno al dibattito in corso (in particolare via Twitter) su una certa “preferenza” assegnata da attivisti e media alla depenalizzazione degli enteogeni, che forse può danneggiare l’intero movimento pro-riforma perché lascia tutte le altre sostanze illegali. Matt Johnson (Johns Hopkins University School of Medicine) segnala la una focalizzazione eccessiva su ‘psychedelics as “good” drugs’, mentre ancora più importante sarebbe depenalizzare l’uso di eroina, cocaina, metanfetamina, visti gli alti numeri delle relative condanne al confronto di quelle già minime per possesso di psichedelici.

Replica Ramzy Abuæita, attivo in Decriminalize Nature: “È vero che andrebbero depenalizzate tutte le sostanze illecite e non solo gli psichedelici naturali. Ma abbiamo preso una decisione calcolata di perseguire il nostro percorso di depenalizzazione di quelli naturali perché è più facile convincere un consiglio comunale dei meriti dei prodotti naturali e degli usi indigeni”.

Servizi di supporto e integrazione psichedelica

EutopiaMolti utilizzatori di stupefacenti vivono nell’ombra e non chiedono aiuto, o peggio pensano di essere fuori gioco, stigmatizzati da paradigmi sociali e approcci farmacocentrici focalizzati sul symptoma e non sulla persona. Essere portati in ospedale, affidati alla sicurezza o alla polizia, durante una esperienza psichedelica intensa può essere incredibilmente traumatico e aumentare il rischio di danni emotivi e psicologici a lungo termine.

Un’esperienza psichedelica può essere altresì un’esperienza di trasformazione, di assunzione di un nuovo punto di vista sulla propria vita e sulle piccole o grandi sofferenze che possiamo vivere quotidianamente.  Può quindi essere catalizzatrice di un miglioramento evolutivo, per cominciare coraggiosamente a cambiare quei comportamenti che ci boicottano – come la dipendenza, di qualsiasi genere essa sia – accompagnandoci verso la guarigione da un trauma o da una depressione. Allo stesso tempo però, le sostanze psichedeliche (come altre piante, funghi o sostanze psicotrope) possono anche causare un effetto psicologico duraturo, anche negativo, quando non correttamente processato.

Il processo di integrazione implica la possibilità di offrire una lettura diversa e molteplici chiavi interpretative di un’esperienza psichedelica passata, all’interno di una cornice più ampia di senso. Un circolo di integrazione psichedelica è uno spazio protetto, in cui set e setting sono disposti in modo tale di favorire tra i partecipanti la condivisione delle proprie esperienze, anche interiori, per comprendere ulteriormente se stessi e ricevere supporto dal gruppo.

L’obiettivo è infatti quello di sostenersi a vicenda nel processo di integrazione dell’esperienza psichedelica nella propria vita quotidiana. Dove integrazione vuol dire:
elaborare il materiale emerso nel viaggio; dare un senso all’esperienza; rielaborare e processare, in caso di un’esperienza difficile; approfondire certe introspezioni e idee arrivate durante il viaggio; definire come i cambiamenti che l’esperienza ha portato possano essere sostenibili e integrabili nella propria esistenza; permettere una condivisione in cui il feedback del gruppo diventa supporto e stimolo per chi parla; far parte di uno spazio protetto e senza giudizio, generativo e orizzontale (da qui l’idea di “cerchio”).

Questa, in poche parole, la vision e la mission di Eutopia, che ha sede a Bari e ha riattivato proprio in questi giorni il servizio telefonico di supporto, integrazione e accompagnamento alle esperienze psichedeliche. Il numero di telefono (338-708-7047) è da contattare per chiedere consigli e informazioni rispetto all’utilizzo di psichedelici, sia per gli utilizzatori che per i loro cari, oltre che essere un mezzo per capirne di più su questa categoria di molecole e determinare l’eventuale necessità di ulteriore aiuto.

La Helpline aiuta ad acquisire informazioni ed è volta alla riduzione dei rischi e dei danni associati al consumo, e gli operatori sono specialisti con formazione ed esperienza in medicina psichedelica, dipendenze patologiche e sostanze da abuso. Con un approccio amichevole, non giudicante, cercano di supportare al meglio i bisogni di chi si rivolge. Le conversazioni sono, ovviamente, strettamente confidenziali.

Altri progetti utili in quest’ambito sono Intermedium, lo sportello di integrazione psichedelica di Neutravel, e i Cerchi di Iside, organizzati periodicamente dalla Società Psichedelica Italiana, di cui si è parlato anche nei recenti Stati Generali della Psichedelia in Italia 2020, e su cui torneremo presto qui in maggior dettaglio. Chiunque volesse attivare qualche progetto analogo nella propria zona, o anche per avere maggiori informazioni al riguardo, non esiti a contattarci

Ricordando Marco Margnelli, fondatore della SISSC

Marco MargnelliObiettivo di questa lunga intervista, realizzata molti anni fa in tre puntate e riproposta in integrale qui di seguito, è quello di offrire una panoramica sintetica sui modelli degli stati di coscienza da parte di quel grande esperto, studioso, ricercatore e amico che era Marco Margnelli (1939-2005), prematuramente mancato nel febbraio di 16 anni fa.

Neurofisiologo e psicoterapeuta milanese, Marco Margnelli era anche ricercatore presso il Cnr, il Karl Ludwig Institut fur physiologie dell’Università di Lipsia e l’Università del North Carolina, nonché fondatore e presidente iniziale della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza (SISSC), al cui trentennale è stata dedicata un’apposita sezione nel corso degli Stati Generali della Psichedelia 2020.

Questa ripubblicazione vuole essere innanzitutto un tributo alla memoria di Marco, nell’imminente anniversario della sua scomparsa. Ed è anche l’occasione per una riflessione sulla sua interessante ricerca in cui parla di modelli, cartografie, ipnosi, sogni lucidi e altro ancora. Purtroppo mi è mancata l’opportunità di ascoltare Marco in quella che già qui preannunciava essere la sua sintesi finale sugli stati non ordinari di coscienza, relativa alla “Chiara Luce del Vuoto”. Non c’è stato tempo per  “parlarne un’altra volta”, mi spiace molto….

Il testo qui di seguito raccoglie le tre interviste pubblicate sui numeri 3 (dicembre 1998), 4 (aprile 1999) e 7 (giugno 2000) del Bollettino annuale della SISSC, nella serie curata da me in quegli anni.

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INTERVISTA A MARCO MARGNELLI

Mario: Quando è nato il tuo interesse per gli stati di coscienza?
Marco: Per quanto curioso possa sembrare, ho un ricordo molto preciso sulla nascita di questo interesse. Un giorno stavo facendo delle fotocopie di alcuni testi sull’estasi scritti da teologi e mentre li leggevo qua e là mi colpì il fatto che non veniva mai fatto cenno all’aspetto “scientifico” del fenomeno. Tutt’al più veniva affrontato il problema delle allucinazioni o della possibilità che gli estatici fossero degli schizofrenici, una trattazione abituale in questi scritti che mi ha spesso irritato, sia perché non è possibile restare fermi su un concetto per due secoli, quando il sapere scientifico è contemporaneamente evoluto in modo vertiginoso, sia perché tutti i teologi hanno sotto gli occhi un grande numero di biografie esemplari di mistici-estatici che si sono dimostrati tutto tranne che schizofrenici. Ma quel giorno, mentre facevo le fotocopie, “decisi” che ne avevo abbastanza, che l’estasi era uno stato di coscienza e che sarebbe valsa la pena di dimostrarlo sperimentalmente. Allora avevo circa 35 anni e lavoravo come ricercatore in un istituto (Istituto di Fisiologia dei Centri Nervosi) del Consiglio Nazionale delle Ricerche e perciò avevo dimestichezza con il modo di pensare degli scienziati e con i metodi della ricerca scientifica. Mi scandalizzava che i teologi disquisissero di allucinazioni e di schizofrenia orecchiando le interpretazioni degli psichiatri e rimaneggiando luoghi comuni scientifici di autori che di mistica non ne sapevano nulla. Mi irritava il fatto che i teologi non utilizzassero i fatti concreti e cioè la testistica psicodiagnostica (non si può, oggi, sostenere un sospetto di malattia mentale se non si sono fatti gli opportuni test) oppure il criterio epicritico sulle vite dei presunti allucinati/schizofrenici, e cioè il fatto che molti estatici erano/sono stati grandi imprenditori, acuti scrittori o “politici” formidabili, ciò che molto raramente accade agli ospiti dei manicomi. Ma soprattutto mi irritava l’atteggiamento degli “esperti” dai quali i teologi orecchiavano le loro trattazioni, degli psichiatri o degli psicoanalisti che pontificavano paragoni e confronti tra deliri patologici ed esperienze estatiche, tra menti sane e menti malate senza mai avere visto un estatico da vicino o aver studiato una vera estasi. Di queste idiozie sono strapieni tutti i trattati di psichiatria e ho cercato invano, per anni, qualcuno che non si accodasse passivamente a questi luoghi comuni e avesse deciso di affrontare l’argomento in modo scientifico e non ideologico. Insomma, il mio interesse per gli stati di coscienza è nato dalla rabbia, da una fotocopiatrice e dal fatto che ero un fisiologo e non uno psichiatra.

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Buon compleanno, Dr. Hofmann!

Albert HofmannL’11 gennaio 1906  nasceva a Burg im Leimental, in Svizzera, Albert Hofmann, il ricercatore svizzero noto per aver sintetizzato nel 1938 (e assunto tramite ingestione cinque anni dopo, con annessa divulgazione pubblica) la dietilamide dell’acido lisergico (Lsd), oltre ad aver isolato nel 1958 i principali alcaloidi dei funghi allucinogeni, la psilocina e la psilocibina.

L’Lsd mi ha permesso di ‘vedere’. Mi ha aiutato a capire che fuori di noi c’è una serie infinita di mondi, e che più allarghi lo sguardo, più vedi, anche se questo ‘vedere’ non è spiegabile a parole. Mi ha permesso di capire che la forza che muove tutto è la stessa da cui io provengo e con la quale ogni tanto entro in contatto.

Nell’ottobre 2007 è stato inserito nella classifica dei 100 Geni Viventi alla prima posizione, a pari merito con Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web. È scomparso il 29 aprile 2008, nella sua casa dello stesso borgo nei pressi di Basilea, all’età di 102 anni.

Tra i libri disponibili, oltre all’ormai classico Il mio bambino difficile (1995), altri utili testi di/su Hofmann sono liberamente scaricabili nella collana Millelire di Stampa Alternativa. Per saperne di più sulla “sua creatura” c’è anche Lsd – Storia di una sostanza stupefacente, curato dalla giornalista Agnese Codignola (Utet Libri, 2018), dove si «racconta la storia dell’acido dalla sua nascita fino alle ricerche più recenti, svelando il potenziale terapeutico di una sostanza che è stata a lungo demonizzata».

Infine, la video-animazione di cui sotto, curata tre anni fa dalla New Hampshire Public Radio, sintetizza il “lungo, strano viaggio dell’Lsd”, dalla scoperta accidentale nel 1938 passando per le numerose, promettenti ricerche degli ’60, fino alla forte ripresa delle indagini scientifiche degli ultimi anni.

Psymposia: appello alla comunità psichedelica

PsymposiaRiproponiamo qui in italiano un articolo pubblicato nell’aprile 2020 dalla redazione di Psymposia, testata Usa non-profit che “offre prospettive di sinistra su droghe, politica e cultura”,  come testimonianza della diversità di opinioni in circolazione oggi e come utile strumento per farsi una propria opinione sul tema complessivo. Intitolato Dear Psychedelic Researchers, è una sorta di lettera-invito diretta a ricercatori e psiconauti affinchè ci si impegni davvero a far sì che l’esperienza psichedelica in senso lato possa contribuire al miglioramento di tutta l’umanità. Chiarendo i limiti della medicalizzazione in corso e puntando piuttosto a un più ampio cambiamento socioeconomico, passo necessario non solo per superare una crisi planetaria mai vista come l’attuale pandemia, ma anche e soprattutto per ripensare in maniera creativa e innovativa le strutture economiche, culturali, mediche che ancora discriminano e dividono.

Vi chiediamo un minuto del vostro tempo, ora che stiamo affrontando collettivamente la paura e l’incertezza correlate alla pandemia del coronavirus. Questa situazione ci offre una prospettiva preoccupante sulla natura alterata e corrotta dei nostri sistemi politici, economici, sanitari. Ne emerge però anche uno sguardo ricco di speranza su alcune tra le più virtuose espressioni della natura umana e rispetto a quanti oggi rischiano la vita nella trincea del Covid-19: gli operatori sociosanitari che assistono e confortano i malati, i ristoratori e i fattorini che provvedono alle necessità primarie delle comunità, gli insegnanti che distribuiscono cibo a bambini affamati e alle loro famiglie.

Mentre ciascuno di noi fa l’esperienza dell’isolamento sociale, si evidenzia l’alienazione sociale imposta dal capitalismo avanzato e una salute mentale sull’orlo di un’esplosione altrettanto epidemica che gli psichedelici da soli non possono risolvere.

Da una parte, gli psichedelici rappresentano una promessa per la salute ed il benessere personali, promuovendo un cambiamento individuale e trasformativo: se venissero accolti dalla medicina mainstream potrebbero allo stesso modo impattare verso esiti di guarigione rispetto alla salute mentale collettiva. Ma la corruzione del sistema messa in luce dalla pandemia di coronavirus ci permette anzitutto di intravedere come mai la salute mentale deficitaria ha raggiunto estensioni così epidemiche.

Gli psichedelici potrebbero diventare con facilità la nostra opzione farmaceutica migliore per prendere in carico i sintomi psicologici delle nostre relazioni sociali, ma una cura vera e propria non potrà mai avvenire senza un cambiamento più vasto del sistema socioeconomico tout court. Negli Stati Uniti, la garanzia di cure sanitarie per tutti e un reddito di cittadinanza universale potrebbero rappresentare un buon inizio.

Mentre ci addentriamo nella complessità sfidante dell’attuale condizione sociale, ci si figura realmente l’opportunità di esaminare la natura sistemica dei nostri atti discorsivi e di partecipare nel processo di restauro in corso delle nostre relazioni sociali. Adesso è il momento per noi di costruire le fondamenta, di radicarle nella solidarietà e nel mutuo aiuto, di allinearci gli uni con gli altri per dedicarci insieme alle condizioni materiali a noi comuni, sia in questo momento di difficoltà, sia nel rivolgerci al futuro che verrà. Perché è ovvio che non si può tornare indietro.

Durante la pandemia, i due principali fattori dei danni alla salute mentale ci stanno guardando dritto negli occhi: la disuguaglianza sanitaria e quella di classe. Nel regime capitalista e della cultura dominante – che include la supremazia bianca, il patriarcato, il militarismo – le diseguaglianze sociali perpetuano i traumi che frequentemente si manifestano nella resistenza al trattamento delle malattie mentali.

Uno studio meta-analitico pubblicato dalla Clinical Psychology Review rivela una relazione statisticamente significante tra debito, salute mentale, suicidio tentato o realizzato. Coloro che sono morti per spinta suicidiaria erano 8 volte più a rischio di essere in debito, e coloro che dimostravano depressione sono 3 volte più a rischio di accumulare debito. I suicidi correlati alla penuria economica sono un problema globale che ha raggiunto proporzioni epidemiche. Agricoltori indiani indebitati fino al collo sono solo uno dei tanti esempi di ciò.

La correlazione tra salute mentale e debito presenta prospettive desolanti: la media di debito degli statunitensi è di 38.000 dollari e la media dei giovani millennial (persone tra i 25 e i 34 anni), è di 42.000 dollari con un’eccedenza in negativo rispetto alla generazione dei genitori. Inoltre, il discorso mainstream è drammaticamente incentrato sull’assicurazione sanitaria piuttosto che sulla salute e sulla cura e nonostante ciò, 87 milioni di cittadini sono privi di assicurazione sanitaria, sotto-assicurati o sono state vittime di qualche falla nella copertura assicurativa. In aggiunta, il 70% dei cittadini statunitensi non supera i mille dollari nel libretto di risparmio, mentre il 45% non ne ha affatto. Infine, dal 2000 i numeri di suicidi sono saliti alle stelle. La cosidetta austerity – l’assalto frontale alla rete di sicurezza sociale, giustificato precisamente dalle retoriche sul debito – sta letteralmente uccidendo la gente.

In un contesto di questo tipo, la storiella per cui la medicalizzazione degli psichedelici potrà rivoluzionare la salute mentale, in assenza di un cambio di rotta socioeconomico, altro non è che un’allucinazione persistente.

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SGPI20: verso la “maturità psichedelica”

SGPI20.1Dopo la prima volta degli Stati Generali della Psichedelia in Italia, organizzati a Torino nel dicembre 2019 dal network di Psy*Co*Re, oggi finalmente il tema, nelle sue varie sfaccettature e dimensioni, va conquistandosi sempre più spazio nelle librerie, sulle testate mediatiche e tra le menti d’Italia.

Non a caso l’edizione 2020, svoltasi interamente via livestreaming online, ha offerto oltre 80 interventi internazionali, 4 tavole rotonde (fra cui la prima tavola rotonda sulla Respirazione Olotropica mai tenutasi in Italia), varie presentazioni ad hoc, eventi-off e dibattiti serali. Un entusiasmo confermato fin dall’intensa prima giornata (8 dicembre) interamente dedicata all’editoria di settore: una carrellata, dagli effetti quasi allucinogeni, sulle produzioni letterarie, fumettistiche e saggistiche sia risalenti al passato storico che alle produzioni più recenti.

Importante la presenza di psichiatri (10), psicoterapeuti (9) e psicologi (14) – a testimonianza ormai della certezza, non solo tra gli “addetti ai lavori”, che promuovere la ricerca psichedelica può portare vantaggi sanitari enormi a livello individuale, culturale, sociale. Molti gli aggiornamenti sugli studi scientifici, incluse stimolanti prospettive venute dall’estero, mentre in Italia la ricerca per ora è limitata a lavori su stati di coscienza modificati e pratiche respiratorie. Occorre insistere su quell’approccio multidisciplinare applicato all’uso delle sostanze – soprattutto in ambiente accademico, segnato ancora da un forte stigma – che invece è evidente ed in sviluppo in Inghilterra e in Germania (giusto per restare in Europa). SGPI20.2

Al contempo è emersa prioritaria la necessità di “fare rete”, in particolar modo con soggetti ed entità attive a livello internazionale, puntando a un impegno trasversale e aperto per divulgare in modo collaborativo, trasparente e intelligente (anche rispetto alla ventata di depenalizzazione in arrivo da oltreoceano).

In definitiva, questa seconda edizione degli Stati Generali della Psichedelia in Italia ha ribadito la ricchezza di contenuti e la varietà di posizioni insita nel fenomeno psichedelia, una complessità plurale e pluralista da considerare in tutte le sue sfaccettature e sfumature – stimolando quei contributi interdisciplinari sempre più vitali per accompagnare con successo questo passaggio verso una “maturità psichedelica” nel nostro Paese. Incluso il superamento di norme repressive che continuano a limitarne le indagini scientifiche e le applicazioni terapeutiche. Un percorso che continueremo a esplorare e alimentare nei prossimi mesi, con vari eventi pubblici (online) già programmati e in vista della terza edizione di fine 2021.

Qui un ampio resoconto collaborativo sui lavori di SGPI20.