«Il più grande convegno sulla psichedelia della storia». Così si autodefinisce Psychedelic Science 2023, mega-evento sotto l’egida della Maps (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies) appena partito in quel di Denver (Colorado, Usa). Si prevedono quattro giornate (e nottate) animate dalla crema della comunità psichedelica globale e davanti a un pubblico tanto folto quanto diversificato (previste oltre 10.000 presenze quotidiane, almeno 800 dollari a testa per il pass complessivo).
Basta scorrere il programma (o la relativa app) per perdere letteralmente la testa: oltre 300 interventi sparsi per sette palchi, una miriade di workshop e tavole rotonde, rituali e performance artistiche di ogni tipo, numerosi stand per presentazione e vendita di prodotti vari, spazi dedicati all’attivismo politico e alle culture indigene — chi più ne ha più ne metta. Ovviamente sempre mantenendo in prima battuta l’aspetto scientifico in senso lato, con dettagliate presentazioni sulle ultime ricerche e studi in materia, sui possibili scenari per l’applicazione degli psichedelici in campo psico-terapeutico e sui percorsi formativi per ottenere gli accrediti operativi. Sono infatti oltre una ventina le specifiche sessioni “hands-on” con terapeuti, facilitatori ed esperti sanitari per approfondire questi e altri importanti aspetti pratici della somministrazione controllata.
Il tutto sull’abbrivio del continuo revival sui vari aspetti legati a queste sostanze e particolamente in vista dell’auspicato allentamento legislativo a livello medico, quantomeno nell’ambito anglosassone: basti ricordare che, dal prossimo primo luglio, lin Australia verranno “detabellizzate” alcune sostanze – MDMA e psilocibina passeranno dalla tabella 9 (sostanze assolutamente proibite) alla 8 (sostanze con riconosciuto uso medico), mentre in Usa crescono le zone dove vige la depenalizzione di fatto, con Colorado e Oregon: nel primo, è legalizzato l’uso e il possesso personale, nel secondo si lavora all’apertura di appositi centri terapeutici (nell’estate 2025).
Senza poi dimenticare il percorso avviato nel 2019 dalla stessa Maps e ormai vicino al traguardo, per l’introduzione nel ricettario medico statuitense dell’MDMA per il trattamento del PTSD. Questione su cui aggiornerà al meglio Rick Doblin, factotum della stessa non-profit, nel corso di Psychedelic Science 2023. Dove non mancheranno parecchi nomi illustri del settore, tra cui Julie Holland (psichiatra, scrittrice), Rachel Yehuda (professore di neuroscienze), Carl Hart (Columbia University), Robin Carhart-Harris (University of California San Francisco), Paul Stamets (fungi.com), Franz Vollenweider (psichiatra), Charles Grob (Ucla), Amanda Feilding (Beckley Foundation), James Fadiman (ricercatore indipendente), Roland Griffiths (Johns Hopkins University), Stan Grof.
Per chi non potrà esserci, oltre al sito web e all’app di cui sopra, utile seguire il relativo hashtag su Twitter o i resoconti quotidiani prodotti da The Microdose (newsletter gratuita curata da UC Berkeley).
Da segnalare infine la presenza anche di qualche nome “italiano”, sia tra gli addetti ai lavori (Giorgio Baggi, Università di Pavia e Tommaso Barba, Imperial College, Londra) che in platea. Invece silenzio assoluto sulle testate nostrane, non solo quelle mainstrean notoriamante interessate a simili temi solo in funzione dei clickbait, bensì perfino su social media e spazi collaborativi online. Una disattenzione d’altronde non certo nuova, e che anzi si estende ad analoghi eventi – vedasi la Breaking Convention inglese di cui abbiamo parlato in aprile – e più in generale ad una scena internazionale sempre più ribollente, pur se non esente da critiche e problematiche, ma che tuttavia rimane in gran parte ignota al pubblico italiano (eccetto che per la solita nicchia). Ulteriore motivo per cui, nel nostro piccolo, continuiamo a darci da fare.
Grazie per questo prezioso aggiornamento. Sarebbe interessante promuovere un incontro di sintesi sui lavori congressuali da parte di qualche collega che ha avuto la possibilità di partecipare