La copiosità di studi scientifici, test clinici ed esperienze sul campo a conferma dell’efficacia terapeutica della psilocibina (e di altri enteogeni) evidenziano l’urgenza di rivedere l’antiquata convenzione ONU sulle sostanze psicotrope del 1971 che include la sostanza nella lucchettata Tabella 1. Questo l’obiettivo della International Therapeutic Psilocybin Rescheduling Initiative (ITPRI) che ha appena lanciato una campagna internazionale per la riforma di tali normative ai danni dei funghi Psilocybe e derivati.
Mentre la Tabella 1 vuole limitare l’accesso a droghe pesanti e pericolose quali eroina e cocaina, questo mezzo secolo di proibizionismo ha bloccato anche buona parte della ricerca scientifica sugli psichedelici. Soltanto nel 1990 è ripartita una timida serie di test autorizzati con il DMT all’Università del New Mexico (USA), per poi crescere lentamente fino all’attuale “boom” di studi e applicazioni per una varietà di piante e composti psicoattivi.
Lo conferma David Nutt, responsabile del Centre for Psychedelic Research presso l’Imperial College londinese e fondatore di Drug Science: «L’inclusione della psilocibina nella Tabella I ha seriamente limitato, e continua a limitare, la ricerca neuroscientifica e lo sviluppo di trattamenti medici». Da qui la richiesta di riclassificazione in ambito ONU, quantomeno nella più permissiva Tabella II, con un iter analogo a quello già avviato per la cannabis. Obiettivo che raggruppa, sotto l’egida della campagna di ITPRI, entità quali Drug Science, Beckley Foundation, MAPS, Mind Medicine Australia, Nierika A.C., Open Foundation e Osmond Foundation.
D’altronde proprio la formale depenalizzazione dell’uso personale dei funghi psilocibinici è già attiva in varie località USA statunitensi e cliniche canadesi: da Denver (per prima nel 20019) ad Ann Arbor (Michigan), Oakland e Santa Cruz (California) Somerville (Massachussetts) e altre città, con un analogo percorso appena partito perfino in Oklahoma (e in altri Stati USA). Anzi, tutti gli occhi sono puntati sull’Oregon, dove nel novembre 2020 gli elettori hanno approvato l’innovativa Measure 109 (56%) che istituisce centri psicoterapeutici basati sui “funghetti”, con entrata in vigore all’inizio dell’anno prossimo.
Proprio in vista di questa scadenza, si stanno definendo i dettagli di questa “prima volta” che potrebbe trasformarsi in un apripista per analoghe implementazioni anche al di fuori degli Stati Uniti. Secondo la bozza operativa appena diffusa dalle autorità locali, i pazienti maggiorenni potranno assumere oralmente i funghi all’interno di un’apposita struttura sanitaria, senza diagnosi o ricetta specifica ma presumibilmente per il trattamento di depressione, PTSD e dipendenze.
Oltre alle specifiche per la formazione del personale sanitario (almeno 120 ore di teoria e 40 ore di pratica), il testo chiarisce che i produttori potranno coltivare o possedere una sola specie di funghi: Psilocybe cubensis. Pur essendo oltre 200 le varianti psicoattive del Psilocybe, da tempo il cubensis «vanta una lunga storia di efficacia e sicurezza, è facile da coltivare al chiuso e pone minori rischi rispetto ad altre specie» – spiega Jessie Uehling, docente presso la Oregon State University.
Inoltre, la bozza prevede che, per ragioni sanitarie, non si potrà usare il letame come terreno di coltura per i funghi, nonostante certe specie crescano comunemente sul letame. Ancora, non si potranno aggiungere sostanze psicoattive (ad esempio l’alcol) e né dovranno essere confezionati in modo da attirare i minorenni. Soprattutto, la psilocibina dovrà essere esclusivamente estratta da funghi, in modo da impedire che il mercato venga invaso dalle multinazionali farmaceutiche tramite la sintesi chimica, per favorire invece i coltivatori locali.
Anche se alcuni gruppi internazionali sono già impegnati in quella che alcuni definiscono “mentalità da corsa all’oro“. Ad esempio, almeno un’azienda olandese, Synthesis Institute, ha acquisito delle proprietà in Oregon in previsione di questo nuovo mercato, soprattutto rispetto alla formazione. Rifacendosi ovviamente allo stesso modello olandese, dove i truffle derivati dai funghetti sono legali e venduti al dettaglio.
Al momento è in corso la fase dei commenti pubblici alla bozza, con ultima revisione prevista a settembre. Staremo a vedere.