Riportiamo qui di seguito l’articolo di Bernardo Parrella pubblicato sul numero di novembre/dicembre 2020 del bimestrale Dolce Vita.
Il revival delle sostanze enteogene nell’ambito mainstream può essere fatto risalire a poco più di vent’anni fa, quando nel 1999 Dr. Roland Griffiths coordinò all’Università Johns Hopkins di Baltimora, in Maryland, uno studio (autorizzato dalle autorità Usa) sulla psilocibina come coadiuvante psicoterapeutico per superare le dipendenze e per alleviare l’ansia della morte nei malati di cancro terminale. I promettenti risultati diedero vita a un gran rigoglio di ricerche farmacologiche e test sul campo, riflessioni letterario-filosofiche e affondi spirituali, rilanci artistici e mediatici. Oggi, nel bel mezzo della versione 2.0 di un Rinascimento Psichedelico dalle mille sfaccettature, l’approccio scientifico-terapeutico rimane spesso il necessario grimaldello per spalancare le porte della percezione sia a livello individuale che collettivo.
Gli incoraggianti risultati di queste sperimentazioni legali sembrano promettere la caduta progressiva dei divieti per ‘droghe’ come Lsd, psilocibina e Mdma, al pari delle vere e proprie ‘Plant Medicine’. A sua volta, questa prospettiva ha fatto scattare l’inevitabile corsa al big business, visto il mercato globale di proporzioni potenzialmente enormi. Trattandosi però di formule chimiche di pubblico dominio, per avere successo è obbligatorio inventarsi formule commerciali creative e originali, meglio se brevettabili e/o facilmente scalabili. Con tutti i pro e contro che ciò comporta. Basta solo dare un’occhiata ad alcune delle partnership imprenditoriali lanciate negli ultimi tempi.